La felpa rossa, le mani spesso incrociate, mai ferme. Un sorriso timido e profondo. Suleman Diara ha 30 anni e viene dal Mali. Dopo 4 anni passati in giro per il mondo, cercando di arrivare in Italia, si è stabilito a Roma. E qui ha realizzato il suo sogno: aprire e gestire una piccola start-up. Si chiama Barikamà, che in bambara, la lingua del Mali, significa “resistenza”. È una piccola impresa gestita da cinque ragazzi africani, compagni di viaggi e di vita. E quattro di loro, si legge sul sito, hanno “partecipato alle rivolte di Rosarno del gennaio 2010 contro il razzismo e lo sfruttamento dei braccianti agricoli“. Barikamà è un’azienda fondata da Suleman grazie ai (primi) soldi prestati dagli amici, che si occupa della produzione e del trattamento yogurt biologici. Il tutto consegnato in bici, come gli ortaggi che producono nel loro orto. Lavorano il latte con le loro mani. Ed è così che hanno deciso di mettersi in gioco.

L’arrivo in Italia – “Siamo sbarcati vicino a Siracusa più di 4 anni fa – racconta, commosso, Suleman – Per 5 mesi sono rimasto in un centro d’accoglienza: non avevamo il permesso di soggiorno”. Da lì, l’unica direzione è Rosarno, per lavorare nei campi raccogliendo arance: “Ci pagavano 50 centesimi a cassa. Si lavorava dalle 7 del mattino alle 7 di sera. Massacrante. Le persone del posto non ci volevano vicine alle loro case: eravamo costretti a vivere in baracche di plastica e cartone” – continua – Il nostro obiettivo era solo quello di lavorare per poter mandare i soldi a casa, alla nostra famiglia“.

Il viaggio verso Roma – A Rosarno, però, le cose si mettono male. Suleman è costretto a spostarsi, prima a Crotone, poi a Foggia. Infine, il viaggio verso Roma. “Una volta arrivati qui la vita non è stata facile. Ho dormito per 20 notti alla stazione Termini, prima di passare in un centro d’accoglienza. Eravamo in 140, di cui solo 3 con il permesso di soggiorno”. Poi, la svolta. “Abbiamo pensato a cosa si poteva fare per migliorare le nostre vite, quelle delle nostre famiglie, quelle del Paese che ci ospitava. Tutti quelli che, come noi, arrivano in Italia hanno un solo pensiero: lavorare per aiutare la propria famiglia. Ricordo che non avevamo neanche i soldi per chiamare i nostri familiari”. Ma le cose, col tempo, sono cambiate.

Resistenza – “Abbiamo deciso di unire le forze in una cooperativa sociale”, racconta Suleman. E tutto è partito grazie al prestito di Ilaria, una ragazza italiana. “Lo ricordo ancora: ci diede 30 euro per iniziare”. L’idea era quella di riprendere un’antica tradizione maliana che riguarda la lavorazione del latte. È lì che è nato Barikamà, lo yogurt biologico di Suleman e dei ragazzi africani. All’inizio erano solo in 2, con 15 litri di latte da produrre a settimana. Suleman e compagni lavorano solo con latte intero biologico pastorizzato. Lo uniscono ai fermenti lattici, senza usare conservanti, né addensanti. Riutilizzano i barattoli di vetro come sistema di riciclo. Così nasce Barikamà. Oggi, le cose sono migliorate, e la produzione è passata al caseificio su Casale di Martignano, a 35 chilometri da Roma.

La start-up – I rapporti con i romani sono stati fin dall’inizio molto particolari: “Ho imparato l’italiano proprio nei mercati popolari, parlando con i clienti, confrontandomi con i contadini, presentando il prodotto”. A lavorare al progetto sono in tanti, da Paesi diversi. Oltre a Suleman ci sono Sidiki e Aboubakar, che vengono dal Mali, Cheikh, che arriva dal Senegal, Modibo dalla Guinea e Ismael, che arriva dal Benin. Ora sono in 6, più 2 o 3 aiutanti che fanno turnazione. “Era l’unico lavoro che potevamo fare: abbiamo cercato di unire la tradizione africana con quella italiana. Anche se – precisa con un sorriso Suleman – la fatica è tanta”.

Girano in lungo e in largo per Roma consegnando in bici i loro prodotti. Salutano e vengono ricambiati. Da qualche mese, poi, ospitano all’interno della cooperativa due ragazzi italiani, autistici: si occupano del sito e della promozione di Barikamà, creano volantini, lavorano sulla grafica. “Fanno il loro compito principalmente da casa, ma spesso ci vediamo nelle nostre riunioni settimanali – ci dice, soddisfatto, Suleman -. Stiamo insieme, scambiamo idee”. E, per non farsi mancare niente, i ragazzi di Barikamà hanno vinto un bando della Regione Lazio. “Stiamo aspettando che ci restituiscano i soldi. Abbiamo anticipato di tasca nostra per comprare prodotti, attrezzature, biciclette per una somma di 20.000 euro”. Ma i ragazzi sono fiduciosi. Dai 15 litri di latte a settimana di qualche tempo fa sono arrivati a trattarne 200. E le preordinazioni sono tante. Così come i mercatini rionali e sociali in cui Suleman e compagni si presentano ogni settimana. Sperando che il meglio debba ancora venire.

(immagine di Alessandra Fratoni tratta dal sito Barikamà)

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