La Cina ha imposto una multa di 350 milioni di yuan, circa 52 milioni di euro, alla Mercedes Benz, per pratiche monopoliste. Secondo le accuse una filiale della compagnia che ha sede nella provincia del Jiangsu, nella Cina orientale, avrebbe imposto ai commercianti un prezzo minimo per la vendita dei veicoli della Mercedes. Tale azione è considerata monopolio dalla legislazione cinese.

Già nel novembre scorso la National Development and Reform Commission (Ndrc) – che si occupa tra le altre cose proprio della lotta ai monopoli – aveva ordinato una perquisizione negli uffici della Mercedes di Shanghai. Negli ultimi due anni la Ndrc si è occupata di molte multinazionali attive in Cina su vasta scala e nel mercato automobilistico sono state condannate per pratiche monopolistiche anche Chrysler, Audi e molte delle case produttrici giapponesi. Le organizzazioni degli imprenditori stranieri che operano in Cina hanno più volte denunciato i modi utilizzati dalle autorità di Pechino, criticate di accanimento contro le compagnie straniere che hanno concorrenti cinesi. La Ndrc è stata accusata da alcuni avvocati cinesi che si occupano di cause per reati economici di usare “maniere pesanti”, arrivando anche a minacciare a livello personale le persone singole e gli stessi legali.

In un dossier diffuso recentemente la Camera di Commercio americana in Cina ha sostenuto che nel Paese non esiste un libero mercato citando, tra le altre circostanze, le sanzioni anti-monopolio imposte esclusivamente a imprese straniere. L’episodio centrale citato riguarda l’americana Qualcomm Inc, che produce chip per computer e che in febbraio è stata condannata a pagare una multa di sei miliardi (circa 900 milioni di euro).

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