Al telefono i presunti complici lo chiamavano ‘Barbapapà’. E’ il nomignolo di Tommaso Barbato nei brogliacci dell’inchiesta della Procura di Napoli che lo accusa di voto di scambio. L’ex senatore Udeur che fu determinante per la caduta del governo Prodi e che invoca il diritto all’oblìo per lo sputo in aula a Nuccio Cusumano, nei giorni scorsi ha annunciato il suo ritorno in politica. Barbato si candiderà alle elezioni regionali in Campania Libera, la lista civica del candidato Pd Vincenzo De Luca, peraltro già sostenuto alle primarie del 1° marzo. Ma da più di un anno l’ex braccio destro di Mastella al Senato sa di essere indagato per una presunta compravendita di voti alle ultime elezioni politiche, secondo un’ipotesi inquirente, tutta da dimostrare, di un sostegno elettorale a una lista minore del centrodestra berlusconiano, 3L di Giulio Tremonti, in cambio della promessa di un paio di assunzioni. Nel gennaio 2014 Barbato e altre cinque persone sono state raggiunte da un decreto di perquisizione firmato dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto, della sezione “reati contro la pubblica amministrazione” coordinata dall’aggiunto Alfonso D’Avino. Furono perquisiti anche l’ex sottosegretario Psi Giuseppe ‘Geppino’ Demitry e l’imprenditore Giuseppe Incarnato. Nel giugno successivo la Procura ha notificato l’avviso concluse indagini, preludio di una probabile richiesta di rinvio a giudizio. Ecco le intercettazioni inedite, tratte dalle informative dei Noe di Roma, di una vicenda ancora da chiarire. Che si consuma poco prima delle elezioni del 2013.

Il 23 febbraio 2013, il giorno prima del voto, l’ex sottosegretario alla Marina Mercantile Giuseppe Demitry, sopravvissuto alla Prima Repubblica e al craxismo, telefona all’imprenditore esperto di finanza Giuseppe Incarnato: “Giuseppe, chiama Barbapapà e fammi sapere se si muove”. Incarnato esegue e tre ore dopo fa sapere: “Ok, si sta muovendo, però…”. C’è agitazione: i due sono preoccupati, non sono sicuri che ‘Barbapapà’, alias Tommaso Barbato, si stia impegnando per la lista 3L fondata da Giulio Tremonti, dove è capolista Antonio Demitry, il figlio di Giuseppe. Ci sarebbe un mezzo accordo in ballo: Barbato avrebbe dovuto far campagna per Demitry jr, mentre Incarnato, su sollecitazione di Demitry sr, avrebbe dovuto far assumere uno dei figli dell’ex senatore e un’altra persona da lui indicata in Crif, una società di Bologna specializzata nella distribuzione di banche dati. L’accordo, se mai c’è stato, non si concretizzerà: Berlusconi perde le elezioni, la lista 3L non elegge nessun parlamentare, le ambizioni dei Demitry restano al palo, la Crif non assume il figlio di Barbato e nemmeno i due nomi raccomandati in alternativa.

Il patto con Barbato ovviamente risalirebbe alle settimane precedenti alle elezioni. Geppino Demitry e Incarnato ne discutono già in una conversazione del 12 febbraio 2013. L’ex sottosegretario pressa l’amico imprenditore: “Devi chiamare quelli là”. Incarnato chiede se si tratta dei “ragazzi di Barbato” e aggiunge che l’ex senatore mastelliano gli sta continuando a inviare i curriculum. I due fanno il ripasso dei nomi da piazzare alla Crif. Demitry conferma ed aggiunge: “Però chiamali quei due scemi di Barbato e poi fermati”. Incarnato obbedisce: “Allora li chiamo e do il segnale. Li chiamo e li convoco a Bologna subito”. E Demitry: “Convocali e gli fai pure un’assunzione poi se si comporta, hai capito poi giovedì ti descrivo ogni cosa però fallo se no sto stronzo non si capisce, si capisce sotto la mazza”.

Il 16 febbraio alle 11 di mattina Geppino Demitry chiede a Incarnato: “Cosa dice Barpapapà”? Incarnato risponde che non riesce a contattarlo. Proverà anche a casa. Un’ora dopo, però, è Barbato a chiamare Demitry. I due si sentono anche due giorni dopo. I Noe sintetizzano così i diversi contatti: Incarnato non si è fatto vivo con Barbato, a Demitry pare strano, Barbato aspetta, si accerterà della cosa chiamando Incarnato, Demitry chiede un ultimo sforzo elettorale (“mancano 3-4mila voti e poi mio figlio ce la farà”) e rassicura l’ex senatore che quelle persone “saranno chiamate” ma Barbato non ci crede: “Non sapeva neanche i nomi, è un’offesa all’intelligenza”. Per gli inquirenti, si riferisce alle persone da far assumere: se Incarnato “non sa neanche i nomi”, allora la presunta promessa è fasulla. Demitry torna a telefonare Incarnato e lo sollecita. Incarnato chiama Barbato e gli chiede “di aiutare Demitry alle elezioni”.

Ma Barbato scompare dai radar. Il 21 febbraio Incarnato se ne lamenta con Demitry: “Non risponde al telefono”. Però il 26 febbraio, quando ormai è chiaro che la lista di Tremonti è fuori dal Parlamento, Incarnato dice a Demitry: “Per quanto riguarda Barbato, stai tranquillo”. Difeso dall’avvocato Francesco Picca, Barbato si è sempre dichiarato innocente e vittima di un equivoco: “Eppoi alle politiche del 2013 ho sostenuto dei candidati in quota Pd”. E’ degna di nota una curiosità: da uno spin off di queste indagini è nata la colossale inchiesta su Cpl Concordia e le tangenti della coop rossa modenese sugli appalti della metanizzazione a Ischia. I pm infatti decisero di mettere sotto controllo i telefoni di Francesco Simone, il capo relazioni esterne di Cpl, dopo averlo ascoltato al cellulare intercettato di Demitry mentre tratta e discute in maniera sospetta degli affari dell’ex sottosegretario che, si scoprirà poi, è nella sua “rete relazionale”. Simone e Demitry infatti hanno comuni trascorsi socialisti, anche Simone ha appoggiato 3L ed è molto vicino a Tremonti. Il resto è storia. Anzi, cronaca recente.

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