Dimissioni irrevocabili, presentate nella notte al presidente Tommaso Giulini. E così Zdenek Zeman lascia Cagliari, per la seconda e ultima volta, all’indomani della sconfitta casalinga col Napoli, la quarta consecutiva. All’indomani dell’irruzione di una trentina di tifosi negli spogliatoi venerdì scorso, con tanto di schiaffi in faccia ad alcuni giocatori. “Io ho dato tutto me stesso, ora è giusto che ognuno si prenda le sue responsabilità. Dimettendomi io faccio la mia parte, ora gli altri si assumano le proprie responsabilità”, le parole d’addio del tecnico boemo secondo l’Unione Sarda, che per prima questa mattina ha pubblicato la notizia, aggiungendo poi l’indiscrezione secondo cui Zeman sarebbe rimasto deluso dall’atteggiamento dei giocatori, che avrebbero manifestato scarsa disponibilità a seguirlo sia negli allenamenti sia in campo. Un maestro senza allievi ad ascoltarlo, un generale senza esercito a scortarlo, un rivoluzionario senza popolo a sostenerlo, questi i motivi espliciti. Ma dietro la fine della Casteddu bohemienne c’è anche altro.

Zeman arriva in estate a Cagliari, voluto dal neo presidente Giulini – ex cda dell’Inter, sembra un’emanazione di Massimo Moratti che ricorda in molti aspetti l’ingresso in società di Angelo Moratti finita l’era della Grande Inter – e ricomincia per l’ennesima volta la sua carriera donchisciottesca. Dopo un pareggio strappato al Sassuolo e tre sconfitte consecutive, arriva il primo capolavoro zemaniano: 4-1 a San Siro contro l’Inter di Mazzarri. Poi sono alti e bassi fino a che, alla vigilia di Natale, è esonerato e sostituito da Gianfranco Zola. Ma il ritorno del figliol prodigo, nonostante una buona campagna acquisti a gennaio, non è fortunato, e a primavera ritorna in sella l’uomo di Praga. Un pari con l’Empoli dove avrebbe meritato di più e poi le quattro sconfitte consecutive: Milan, Lazio, Genoa e Napoli. La squadra è penultima a 21 punti, a 9 punti dalla cosiddetta quota salvezza. Ma, nel frattempo, succede anche altro.

Succede che venerdì sera una trentina di tifosi entrano negli spogliatoi di Assemini e aggrediscono i giocatori, volano schiaffi e spintoni. Succede che domenica, durante Cagliari-Napoli poi persa per 0-3, il capitano di lungo corso Daniele Conti indossa al braccio la fascia di capitano con al centro l’effige degli Sconvolts, il gruppo ultras che egemonizza lo stadio Sant’Elia. Una mossa che non piace per nulla alla società. Gli Sconvolts si sono presi lo stadio di Cagliari qualche decennio fa estromettendo con maniere spicce l’altro gruppo ultras, i Furiosi. E sono sempre stati vicini, troppo vicini, al vecchio proprietario Massimo Cellino, che a loro dedicò addirittura la curva del temporaneo stadio di Is Arenas. Il ritorno sulla scena di queste vecchie facce note è quindi qualcosa di più di un invito alla squadra a tirare fuori gli attributi. Ecco perché le parole di Zeman – “ora è giusto che ognuno si prenda le sue responsabilità” – assumono ben altro significato rispetto alla posizione di classifica. Ci sono mulini a vento contro cui nemmeno Don Chisciotte ha più voglia di combattere.

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