Il gruppo Piaggio ha citato in giudizio sia Peugeot che Yamaha per essersi “ispirati” troppo all’Mp3, lo scooter a tre ruote prodotto dalla Casa di Pontedera. La citazioni sono avvenute il 27 ottobre e il 4 novembre 2014, ma se ne è avuta notizia solo pochi giorni fa, quando è stato diramato l’ultimo bilancio del Gruppo. Davanti al Tribunale di Milano sono stati chiamati in causa Peugeot Motocycles Italia Spa, Motorkit Sas, Gi.Pi. Motor, Gmr Motor Srl, Yamaha Motor Italia Spa, Terzimotor, Negrimotors e Twinsbike, cioè praticamente tutte le aziende connesse con l’importazione, la distribuzione e la vendita del Peugeot Metropolis (qui sotto) e dello Yamaha Tricity (più in basso).

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Le accuse sono di violazione e contraffazione di alcuni brevetti europei, che secondo Piaggio dovrebbero portare al ritiro dal mercato dei due scooter a tre ruote. Le due cause sono state rinviate rispettivamente al 16 giugno e al 1 luglio 2015, dopo che le prime udienze di comparizione si sono tenute il 4 e il 24 di marzo. Inoltre, Piaggio ha intrapreso la stessa azione anche a Parigi, al “Tribunal de Grande Istance”, visto che in Francia la Casa italiana ha una filiale controllata direttamente.

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In attesa di sapere come andrà a finire – considerati i tempi della giustizia italiana potrebbero volerci anni – è certo che il gruppo Piaggio voglia difendere con forza le sue conquiste tecniche (e il proprio fatturato, visto che quello derivante dai tre ruote è cresciuto del 29,3% nel 2014). L’Mp3 ha debuttato sul mercato nel 2006 e finora ha venduto più di 150.000 esemplari. Prima non era mai esistito un mezzo a due ruote anteriori basculanti, un sistema rivoluzionario che permette al mezzo di piegare in tutta sicurezza. Ed è proprio nell’avantreno che si concentrano la maggior parte dei brevetti europei che fanno funzionare l’Mp3, anche se alcuni riguardano anche il design. Insomma, lo scontro tra Peugeot, Yamaha e Piaggio si estende anche fuori dalle concessionarie, ma a Pontedera c’è comunque una certa abitudine a frequentare i tribunali. Avete presente le LML Star?

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Nel 1988 la Piaggio provò a pensionare la Vespa PX (a sinistra nella foto) per la prima volta, sostituendola con la “Cosa”, un’azione ripetuta negli anni successivi, come se quello che è uno degli scooter più diffusi nel mondo (oltre 3 milioni di PX vendute dal ’77), fosse quasi un peso. Poco tempo prima, nel 1983, era iniziata una joint venture con LML per produrre e vendere le Vespa PX in India su licenza. L’accordo è terminato amichevolmente nel 1999 e la Lohia Machines Ltd ha potuto continuare a utilizzare stampi, macchinari e sedici anni di know-how. Così è nata la Star DeLuxe (a destra nella foto), praticamente una fotocopia della PX a metà prezzo, una concorrente che Piaggio ha praticamente creato con le sue stesse mani. Anni dopo c’è stato un contenzioso legale con la filiale italiana, conclusosi nel 2012: alla LML Italia è stato proibito di fare riferimento alla Vespa nelle campagne pubblicitarie e di comunicazione. Ancora diverso, invece, è il caso delle “fotocopie” cinesi della Vespa LX che con grande costanza vengono sequestrate e distrutte dopo che compaiono nei Saloni internazionali. In quel caso è il brevetto riguardante il “disegno ornamentale in 3D” a essere chiamato in causa, una forma di tutela che Piaggio ha attivato da circa tre anni.

Piaggio Vespa PX - Star LML

 

 

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