Oggi è «organo della Fondazione Alleanza Nazionale». Ultima tappa di un viaggio iniziato nel 1963, quando divenne il quotidiano del Movimento sociale italiano (Msi). Poi, nel 1995, dopo la svolta di Fiuggi, legò il suo nome a quello di Alleanza Nazionale (An). Prima di trasformarsi nel 2009 in uno dei giornali del Popolo della libertà. Una storia lunga quella de “Il Secolo d’Italia”, che tutti gli italiani, di destra e non, hanno contribuito a mantenere con le loro tasse. Già, perché dal 1990 al 2013, per dare alle stampe e  pubblicare il quotidiano della destra post fascista (che dal 21 dicembre 2012 è diventata una testata online), attraverso le varie leggi sul finanziamento dell’editoria di partito lo Stato ha speso in contributi pubblici la bellezza di 69 milioni 364 mila 485 euro. L’equivalente di 134 miliardi 308 milioni 372 mila lire. 

ARRIVANO I TURCHI Nato nel 1952 come pubblicazione d’area per appoggiare le tesi del Msi, il giornale ebbe subito un discreto successo tra militanti e lettori, tanto da proseguire con buona lena le pubblicazioni. Grazie soprattutto alla gestione di un triumvirato nel quale sedeva anche Giorgio Almirante, due volte segretario e poi presidente del Movimento sociale di cui era stato fondatore insieme ad altri reduci della Repubblica di Salò. Ma fu Arturo Michelini a rilevare la società editrice e a trasformare la testata in organo ufficiale del partito nel 1963. Coincidenza curiosa, proprio nell’anno in cui il film “Gli Onorevoli”, diretto da Sergio Corbucci, con Totò protagonista nei panni dell’aspirante deputato Antonio La Trippa, sbarcava nelle sale cinematografiche. Cosa c’entra la pellicola? Allo spettatore più attento non sarà sfuggito che, tra le sequenze della sigla iniziale, su un manifesto elettorale montato su una vecchia 500, spuntava il nome di Luigi Turchi. E Luigi, docente universitario, giornalista, militante e parlamentare missino, era figlio di Franz, fondatore nel 1952 della storica testata nata con il nome “Il Secolo” e dopo qualche mese ribattezzata “Il Secolo d’Italia”, nome che ancora oggi conserva.

TORTA TRICOLORE Per finanziare l’operazione editoriale, si narra che Turchi (Franz) mise addirittura in vendita un antico presepe napoletano con centinaia di statuine. Ma erano altri tempi. Tutta un’altra storia inizia, invece, quando la prima fetta della ricca torta del finanziamento pubblico all’editoria, pagata dagli italiani a suon di miliardi prima e di euro poi, viene servita nel 1990 al quotidiano dell’allora Movimento Sociale Italiano, guidato dal gennaio dello stesso anno e fino al luglio del 1991 da Pino Rauti. Ed è una bella fetta: 3,8 miliardi di lire (1,96 milioni di euro). Che dà il via a un continuo crescendo. Per il 1995, anno della svolta di Fiuggi, che segna la trasformazione del Msi in Alleanza Nazionale (An) sotto la guida di Gianfranco Fini, “Il Secolo d’Italia” mette all’incasso un assegno da 6,6 miliardi di lire (3,4 milioni di euro). L’anno successivo toccherà il massimo storico: 13,2 miliardi del vecchio conio (6,8 milioni in moneta unica). Dal 1997 al 2006, per dieci anni consecutivi, la testata di riferimento di An riceverà dallo Stato la stessa cifra: 6 miliardi di lire (3,1 milioni di euro). Nel frattempo, dal 2000, Flavia Perina aveva assunto la direzione del giornale. Una direzione molto vicina alle posizioni di Fini. Sarà ancora lei a guidare il quotidiano, ma da direttore politico dopo l’elezione alla Camera dei deputati, quando nel 2009 Alleanza nazionale sale sul Predellino e dà il via libera alla confluenza nel Popolo della libertà (Pdl) insieme a Forza Italia. Nello stesso anno il contributo maturato da “Il Secolo d’Italia” continua a veleggiare sull’ordine dei 3 milioni di euro (2,9 per la precisione).

MAL DI TESTATA Tutto tranquillo, fino allo scossone del 2010. E non certo a causa del giornale, che incamera regolarmente 2,6 milioni di euro. Ma per il terremoto politico divampato tra le mura del Pdl che avrà inevitabili ripercussioni anche sulla vita del quotidiano. Dopo l’espulsione di Gianfranco Fini, in seguito al celebre «Che fai, mi cacci?», rivolto pubblicamente davanti alle telecamere dall’allora presidente della Camera all’alleato e premier Silvio Berlusconi, gli eventi precipitano rapidamente. Fini fonda Futuro e libertà (Fli) e Flavia Perina traghetta “Il Secolo d’Italia” sulla linea del nuovo partito. Una parentesi che durerà poco. Nel 2011, mentre il contributo maturato dal giornale si riduce a 1,8 milioni di euro, la testata torna sotto il controllo della componente degli ex An fedeli al Popolo della libertà. Viene nominato un nuovo consiglio d’amministrazione che imporrà l’uscita in edicola con la sottotestata “Quotidiano nel Pdl”. E a marzo la Perina viene messa alla porta. Non prima di aver lanciato un duro attacco contro la trasformazione del “Secolo” in «house organ» berlusconiano.

IL PIATTO PIANGE Una crisi politica, quella vissuta da “Il Secolo d’Italia”, che diventerà anche economica. Soprattutto per effetto della sforbiciata sostanziosa delle erogazioni per l’editoria. Che scendono nel 2012 a 992 mila euro prima di toccare il minimo storico nel 2013 a quota 780 mila. Insomma, il piatto comincia a piangere. E la trasformazione in quotidiano online, a partire proprio dal 2012, è un passo obbligato. Dall’anno scorso, l’ex parlamentare Italo Bocchino è stato designato dalla Fondazione Alleanza Nazionale nuovo direttore editoriale del giornale web, organo ufficiale della stessa fondazione. I tempi di Franz Turchi sembrano decisamente lontani.

FINANZIAMENTI PUBBLICI A “IL SECOLO D’ITALIA” (1990-2013)

1990      € 1.962.536,22   (₤ 3.800.000.000)

1991      € 2.565.568,85   (₤ 4.967.634.000)

1992      € 2.749.205,95   (₤ 5.323.205.000)

1993      € 2.814.305,34   (₤ 5.449.255.000)

1994      € 3.013.434,08   (₤ 5.834.822.000)

1995      € 3.408.615,53   (₤ 6.600.000.000)

1996      € 6.817.231,07   (₤ 13.200.000.000)

1997      € 3.098.741,40   (₤ 5.999.999.999)

1998      € 3.098.741,40   (₤ 6.000.000.000)

1999      € 3.098.741,40   (₤ 6.000.000.000)

2000      € 3.098.741,40   (£ 6.000.000.000)

2001      € 3.098.741,40   (£ 6.000.000.000)

2002      € 3.098.741,40

2003      € 3.098.741,40

2004      € 3.098.741,40

2005      € 3.098.741,40

2006      € 3.098.741,40

2007      € 2.959.948,01

2008      € 2.952.474,42

2009      € 2.952.474,59

2010      € 2.612.852,16

2011      € 1.795.148,57

2012      € 992.804,04

2013      € 780.472,85

TOT     €69.364.485,68 (£ 134.308.372.687,61)

 

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