Il senatore Raffaele Volpi, braccio destro di Matteo Salvini e fautore della svolta meridionalista del Carroccio, nel novembre scorso avrebbe agito politicamente per far cadere l’amministrazione di Rovato. L’accusa è dell’allora sindaco leghista della cittadina bresciana Roberta Martinelli, fatta durante la presentazione della sua candidatura alle prossime elezioni comunali, tra le fila di una lista civica, naturalmente, e non più col Carroccio. Questa storia è ambientata nel mondo delle municipalizzate di provincia.

Rovato è azionista di Cogeme Spa, multiservizi che serve 71 comuni, a sua volta fondatrice di Lgh Group Spa, altra azienda energetica pubblica dal fatturato di quasi 700 milioni di euro l’anno, che dalla provincia di Brescia si espande a quelle limitrofe. Fondazione Cogeme è nata invece coi soldi della municipalizzata omonima, per promuovere iniziative a favore del territorio e dell’ambiente. All’epoca dei fatti il suo presidente era proprio il senatore Raffaele Volpi. Ma a fine settembre l’operato di questi è messo in discussione da una cordata di 16 sindaci, che si lamentano per i pochi progetti realizzati e per gli incarichi professionali dati. Roberta Martinelli è scelta come loro portavoce, in quanto prima cittadina della municipalità che detiene il 22 per cento della multiservizi. Volpi verrà quindi sfiduciato dal consiglio di amministrazione di Fondazione, nel quale a votare contro c’è anche il presidente di Cogeme, Dario Fogazzi, sempre in quota Lega.

Due notabili locali del Carroccio che mettono i bastoni tra le ruote a un senatore: non è tollerabile. Fogazzi e Martinelli, su decisione della segreteria provinciale della Lega, vengono sospesi dal partito e a Rovato il 21 novembre 9 consiglieri comunali si dimettono improvvisamente, facendo cadere l’amministrazione comunale. Oggi la Martinelli sostiene che dietro quei fatti ci fu la regia del senatore Volpi. Questi evita di rispondere direttamente all’accusa ma commenta: “Allora ci si è stupiti della caduta dell’amministrazione, ma chi faceva riferimento alla Lega in Fondazione, mettendo in minoranza un senatore, doveva aspettarsi qualche conseguenza, o no?”. “Se io fossi stato un militante qualunque – continua Volpi – penso non ci sarebbero stati problemi. Ma se te la prendi con un parlamentare, che poi è uno che si dà da fare, cosa ti aspetti succeda?”.

Questa nuova storia di diatribe intestine alla Lega, a qualcuno farà venire in mente la vicenda Tosi. Ed in effetti, tra gli altri, con chi parla Dario Fogazzi nel confidarsi su cosa gli sta capitando? Ma col sindaco di Verona, “col quale – ammette il presidente di Cogeme – è nato un rapporto, nel momento che io mi recai nella città veneta per osservare il lavoro della loro municipalizzata, la Agsm Verona, quando era addirittura in progetto un’unione aziendale tra loro e Cogeme”. Tosi rassicura l’amico con una frase di circostanza: “Cose che succedono”. Ma la domanda è: quell’amicizia risultava invisa ai vertici del Carroccio? Non è poi un segreto che a Rovato circolassero da tempo una decina di tessere della fondazione “Il faro” dello stesso Flavio Tosi, che però pare non abbiamo mai trovato un titolare.

Per cui oggi tutti escludono che dietro la caduta dell’amministrazione rovatese ci sia la volontà di punire vicinanze troppo compromettenti con la realtà scaligera. “Certo, dalle parti di Verona, almeno dal punto di vista del mio lavoro, si respira un’aria molto simile alla nostra” ribadisce il presidente di Cogeme Fogazzi, che comunque non si considera un “tosiano” e che avendo fatto in passato, il portavoce proprio del senatore Volpi, è difficile dire complottasse alle spalle di una personalità così vicina a Salvini. “Del resto su quello che Tosi sta facendo a Verona con la sua muncipalizzata io stesso non ho nulla da rimproverargli” sottolinea Volpi “ma non si venga a dire – aggiunge – che io in Fondazione ho praticato una cattiva gestione. Purtroppo avevamo pochi fondi a disposizione. E per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari presi, ribadisco che è giusto che certe cose siano di competenza della politica”.

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