La filosofia consola, almeno secondo lo scrittore latino Boezio, ma la poesia? La poesia consola? Sono un uomo solo. Una solitudine allucinata, a volte esilarante, una solitudine diacronica e sincronica, tumefatta e rigogliosa. Non ne posso più. La mia amante del mattino è la vescica, non ne ho altre. Voi direte: ma come? Un uomo affascinante come te? Solo? Ebbene sì, solo, solissimo. Ancorato al ricordo di una donna che mi ha detto addio, la solita storia d’amore finita male, un addio emozionante, devo ammetterlo, è salita sul letto più di cinque anni fa e mi ha detto : “Devo darti una ferale notizia, me ne vado”. L’ho fatta scendere dal letto, e poi è scesa dalla mia vita. Ora non risponde più nemmeno a un sms di “ciao, come stai?”, mi ha sepolto, sepolto vivo.

Ho una elaborazione del lutto, in questo caso del “letto”, lentissima, direi: catastrofica. Leggo e scrivo poesie. Non trovo consolazione, anzi. La poesia intensifica questo stato morboso. Dopo di lei ho provato desiderio solo per un’altra donna, ma questa mi vuole bene, mi stima, cristo, che cosa orribile la stima da una donna che ti piace! Con la stima ci puoi fare ben poco, non certo sfilarle le mutandine, e mi invita sempre a teatro a vedere spettacoli sul malessere di vivere, già, il malessere! Oddio. Che fare? Direbbe Lenin. Una rivoluzione? Una rivoluzione genitale? Cambiare orientamento sessuale? Non riesco, e non sono omofobo, lo giuro, sono una persona gentile, sarei un gay educato, molto educato, direi sempre: “scusa le spalle”. Ma no, non riesco nemmeno a sorridere. Non ne posso più. L’ho già detto, vero?

Voi direte: ma come? Un uomo affascinante come te? Solo? (se per voi non sono affascinante non vi parlo più! ) Ho già detto anche questo, vero? Ecco, mi ripeto, la solitudine è ripetizione. Mi sento identico a me stesso, è orribile. Sempre il mio volto sul cuscino, come una condanna. Dove sei? Dove sei amore mio? Amore, aiutami a distrarmi da me stesso. Non chiedo altro. Dove sei? Se ci sei batti un colpo, il mio cuore batte, batte colpi su colpi, e ormai sono quasi a terra, come un pugile in cravatta, mai dimenticarsi l’eleganza, anche nel dolore. Mi alzavo al mattino per spiarla, lei si asciugava i capelli e il phon mi sembrava Mozart, poi ha detto: addio. E ora?

Aforisma del giorno: La donna è l’unico enigma penetrabile.

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