“Non abbiamo ancora deciso”. Così l’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, ha risposto a chi gli chiedeva se è possibile che il prossimo anno l’assemblea dei soci di Ferrari si svolga ad Amsterdam in seguito allo spostamento della sede legale in Olanda. Sul modello di quanto successo per la casa madre Fiat-Chrysler, di cui giovedì si è svolta, nella capitale olandese appunto, la prima riunione degli azionisti post fusione. La prima fuori dall’Italia. A marzo il manager aveva confermato che il gruppo sta valutando la possibilità di “traslocare” anche le Rosse (la cui sede fiscale, insieme alle attività produttive, resterebbe nella Penisola) per approfittare della favorevole legislazione sul voto multiplo per i soci di lunga data, meccanismo per altro introdotto anche in Italia con il decreto Competitività della scorsa estate.

Grazie a quella norma Exor, la holding della famiglia Agnelli Elkann, controlla la Fca Nv basata ad Amsterdam con il 46% dei diritti di voto pur detenendo solo il 30 per cento del capitale. E un domani, a valle della quotazione del 10% della casa di Maranello, potrebbe riuscire ad avere un peso in assemblea pari al 36% dei voti contro il 24% di azioni che avrà in portafoglio dopo lo scorporo da Fca. Insomma, sarà anche vero come ha detto il presidente John Elkann che “con Fca tutto è cambiato, per sempre”, ma tutto cambia per restare come prima. Almeno per gli azionisti di controllo.

“La Ferrari non ha debito, ha liquidità per 1,5 miliardi”, ha ricordato poi Marchionne durante l’assemblea rispondendo a un’azionista, uno dei (solo) 17 presenti contro le centinaia che partecipavano di solito alle riunioni a Torino. Ma “a fine 2015, inizio 2016 avrà un indebitamento”, per effetto del prestito obbligazionario che verrà emesso dopo la separazione dalla casa madre.

Nel corso dell’assemblea gli azionisti hanno confermato Elkann e Marchionne amministratori esecutivi della società: Elkann ha ottenuto il 94,95% e Marchionne il 98,92%.

 

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