Viaggio a Saturnia con la moglie, cene e sigarette (ma anche biglietti natalizi di Emergency) a spese dei cittadini. Si è chiusa così l’indagine per le spese pazze in Regione Liguria (periodo 2010-2012), ma la preoccupazione per i consiglieri uscenti è solo quella di avere riconfermato un posto alle elezioni di fine maggio. “I due assessori indagati? La mia opinione su di loro non cambia”. Raffaella Paita, candidata Pd alla presidenza della Liguria, ha le idee chiare sui compagni di giunta Renzo Guccinelli e Matteo Rossi. Il primo ha raggiunto il limite dei mandati, il secondo salvo sorprese sarà in corsa. In casa Forza Italia non sono da meno. “Non è la magistratura che decide chi sta in lista per Forza Italia o chi sta in coalizione, ma lo decidono il buonsenso e il partito”. Firmato il candidato azzurro Giovanni Toti a proposito di Malco Melgrati (capogruppo di Fi in regione) e Marco Scajola (consigliere Fi) pure loro finiti nell’elenco dei 27 accusati di falso ideologico e peculato in concorso. Entrambi saranno sicuramente nella lista per le elezioni di fine maggio. Intanto l’ultimo sondaggio svolto dalla Euromedia Research di Alessandra Ghisleri e anticipato dal “Secolo XIX”, segnala che la distanza fra Paita e Toti è scesa ad appena tre punti (33% contro 30%), mentre la sinistra di Pastorino vale quasi il 17% e il M5S il 21%.

Guccinelli non sarà ricandidato dal Pd per raggiunto limite di mandati. Rossi, ex Sel confluito fra gli Indipendenti, salvo sorprese sarà nella lista che porta il nome della Paita. L’assessore uscente allo sport, dovrà giustificare la natura istituzionale di alcune cene, tra cui una con il segretario di Sel, Vendola, e tre viaggi di cui uno alla Spezia per la festa della Marineria. I giochi si scioglieranno lunedì, nel corso del direttivo regionale, al quale parteciperà il vicesegretario nazionale, Lorenzo Guerini. Oltre agli indagati, l’altro nodo riguarda le alleanze. Da Roma si preme per stringere accordi con l’Ncd, prospettiva che preoccupa i liguri che temono un’emorragia di voti a sinistra. “Le norme del partito non impongono l’incandidabilità per coloro che sono indagati per reati come quelli in discussione”, spiega a ilfattoquotidiano.it il segretario genovese, Alessandro Terrile. “La valutazione sarà politica e terrà conto anche del numero di mandati già fatti e dell’età anagrafica. Il 40 per cento dei candidati saranno donne”. Paita ha chiesto di allargare la rosa delle candidature al femminile. Non saranno riproposti gli indagati Nino Miceli (capogruppo uscente) e Michele Boffa (presidente del consiglio), ma l’inchiesta non c’entra. Hanno già dieci anni di mandato alle spalle e devono passare la mano. In bilico un altro indagato, l’imperiese Massimo Donzella (ex Udc), confermato dal direttivo provinciale, ma a rischio esclusione.

Melgrati e Scajola saranno invece certamente inseriti nella lista azzurra alle Regionali. Melgrati dovrà fornire spiegazioni ai giudici sul conto del ristorante Cyrano de Bergerac di Cracovia, messo a rimborso, durante un viaggio ad Auschwitz. Nonché su una serie di rimborsi di pedaggi autostradali sospetti perché duplicati nella stessa giornata. “Qual è il problema?”, si difende l’imperiese Melgrati. “Io venivo a Genova per le sedute di consiglio o le riunioni di commissione e la mia assistente andava a lavorare ad Alassio”. Il problema è che la Guardia di Finanza sospetta che le tessere Viacard e i dispositivi Telepass siano stati prestati dal titolare a terze persone. Scajola è indagato per l’acquisto di biglietti natalizi di Emergency. Dice a ilfattoquotidiano.it il coordinatore regionale di Fi, Sandro Biasotti: “Il caso di Scajola è marginalissimo e quindi sarà candidato. Stiamo valutando la posizione di Raffaella Della Bianca, uscita da Forza Italia. Prima verificheremo le possibili alleanze con gli ex Udc e gli Ncd che non accettano di correre con Paita”. In bilico Alessio Saso (spese contestate per viaggi e convegni), Gino Garibaldi (si è fatto rimborsare le sigarette) e Franco Rocca (NcD). Rosario Monteleone non cercherà di tornare a sedere sui banchi (era stato presidente del consiglio). Deve rispondere di quasi centomila euro di spese non giustificate prelevate dalle dotazioni della presidenza.

Allo spezzino Luigi Morgillo, ex FI, fondatore della lista Liguria Libera, corteggiato sia da Toti che Fratelli d’Italia la procura contesta i 1.415,08 euro del soggiorno a alle terme di Saturnia (dal 17 al 19 marzo 2012), per sé e la consorte, come attestano le ricevute per in trattamenti di benessere che hanno alleviato le (presunte) fatiche della politica. Probabile una candidatura con FI.

L’ex Sel Alessandro Benzi, affronta grattacapi seri. La procura gli contesta di aver fatto scivolare fra i rimborsi spese 715 euro spesi per prendere parte al Forum Internazionale Florens 2010, alloggiando con moglie e due figli al Grand Hotel Cavour di Firenze (fattura di 403,70 euro). Stesso schema familiare per il soggiorno del 2012 a Siena, all’Hotel Athena (312 euro) mentre i mille euro messi a rimborso per un viaggio a Cuba, per sé e per un collaboratore, erano stati respinti dalla commissione rendiconti. Benzi giura di aver trascorso a Cuba giornate di lavoro e di non aver ceduto mai alla tentazione di un bagno nel tiepido mare dell’isola di Fidel Castro. “Il viaggio era su invito della provincia di Granma, gemellata con la regione Liguria e il biglietto aereo l’ho pagato di tasca mia”, si difende. Tornerà a correre in FI anche l’indagato Aldo Siri.

La lista degli indagati riguarda tutti i partiti e i gruppi rappresentati nell’aula verde di via Fieschi. In Lega Nord il capogruppo uscente Francesco Bruzzone, guidatore inesausto sulle tratte liguri, francesi lombarde e piemontesi tra il 2 e il 3 settembre 2010, come attestano le ricevute le Telepass. E il segretario regionale ed ex candidato presidente, Edoardo Rixi, che ha chiesto il rimborso dei 180 euro spesi per il viaggio a Pontida. Bruzzone e Rixi saranno in lista per il Carroccio. Il medico Matteo Rosso, transfuga di FI, bruciato dal siluro che ha spacciato Rixi, si ricandiderà con la Lega o in Fratelli d’Italia ma dovrà rendere conto dei soldi pubblici spesi per farsi rimborsare le medicine. Ezio Chiesa a Armando Ezio Capurro, freschi di rottura con la loro lista Liguria Cambia, sarebbero inclini a rinunciare, dopo essere stati messi alla porta da Paita, alla quale avevano chiesto un posto nel listino e uno in giunta. Le loro spese autostradali sono finite, misteriosamente, nel bilancio dell’IdV.

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