Passata la Pasqua dove tutti fingono di essere più buoni, risuonano nelle orecchie le parole di papa Francesco a proposito delle stragi di cristiani nel mondo, avvenute “con il nostro silenzio complice”. Io, lo confesso, non riesco a togliermi dagli occhi le immagini di quei poveri ragazzi kenioti, studenti di un college, ammazzati, come ormai da tante parti, soltanto perché cristiani, stesi in pozze di sangue sul pavimento delle loro aule. I missionari salesiani in Kenya parlano di circa 200 morti e denunciano che di 300 allievi non si ha più notizia. Ciò che è avvenuto ricorda la ferocia nazista: i ragazzi divisi in due gruppi, gli islamici liberati, i cristiani decapitati o uccisi. Non so perché ma mi sono ritornati in mente i racconti sul binario 21, la brutalità di quella soldataglia, i campi di sterminio.

Le stragi di cristiani si susseguono ormai senza sosta: dall’Iraq alla Siria, dal Sudan alla Somalia, dalla Nigeria al Kenya, dalla Libia alla Tunisia, dall’Egitto al Pakistan, dall’Afghanistan alle Filippine. È un autentico genocidio. Sorprende tuttavia che nei Paesi occidentali ci possano essere personaggi che difendono, sostengono, giustificano le azioni di questi criminali senza incorrere nelle stesse pene previste per esempio per gli apologeti del nazismo. E sorprende ancora di più l’inerzia dei governi occidentali, sempre pronti invece a scatenare guerre “democratiche”.

Mi chiedo inoltre: quando vi sarà nel mondo islamico lo stesso coraggio dei ragazzi scesi nelle piazze di Tunisi per protestare contro la strage del Bardo? Ho sentito tempo fa parole sagge da parte del presidente Al Sisi sulla necessità di una riforma religiosa interna all’Islam che condanni senza appello i sostenitori delle varie guerre sante. Ci sarà la volontà di dare concretezza a quelle parole? E troveranno un seguito fra le masse o rimarranno esercitazioni intellettuali?

E soprattutto mi chiedo, perché riguarda noi più da vicino: dove stanno gli intellettuali occidentali sempre pronti ad indignarsi, a firmare appelli, purché politicamente corretti? Tacciono. Il loro silenzio è assordante, come la loro vigliaccheria. Dove sono i maestri della indignazione “ben pensante”? Sono lì a tenersi stretti il loro spazio ben remunerato su qualche prestigioso giornale, o in qualche nota tv, o i loro lucrosi contratti con le solite case editrici “progressiste”, o il loro caldo scranno in qualche paludata università. Oppure si rinchiudono nel silenzio polveroso di qualche biblioteca discettando del sesso degli angeli. Il loro silenzio li rende complici degli orchi disumani che come 70 anni fa stanno sterminando vite innocenti nel nome di un’idea folle.

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