Le idee migliori spesso arrivano nei momenti di difficoltà. È stato così anche per Andrea Verdura, designer di scarpe con un occhio sempre aperto alla salvaguardia dell’ambiente: “La mia avventura è iniziata per caso, mentre mi trovavo in viaggio in Australia – racconta a FQ Magazine -. Un giorno mi si sono rotti gli unici sandali che avevo, così ho iniziato a farne un nuovo paio con uno pneumatico”. La sua abilità non ha lasciato indifferenti gli abitanti del posto: “Tutti si fermavano per chiedermi cosa stavo facendo con quel pezzo di copertone – ricorda -, e quando rispondevo che stavo creando dei sandali mi rispondevano ‘li voglio anche io’”. Così quella che doveva essere una vacanza di sette giorni si è trasformata in un soggiorno lungo sette mesi. Una volta rientrato in Italia, il destino di Andrea era già segnato: “Ho fatto l’ultima stagione da barman, poi ho cominciato a produrre scarpe, dando vita al mio brand”.

Già, ma non si tratta di scarpe normali. Andrea, infatti, ha sposato fin da subito l’etica del riciclo: “Utilizzo sempre tessuti naturali: canvas, lattice, canapa”. Oggi, nel suo laboratorio di Rosignano, vicino Livorno, lavora anche con i pellami, “ma sempre trattati con processi naturali, nel massimo rispetto dell’animale”, sottolinea. L’importante è che ogni prodotto finito sia la dimostrazione di tutto il lavoro che c’è dietro: “Tra la scelta dei materiali e la ricerca delle linee la preparazione è molto lunga – ammette -. D’altronde per avere una scarpa ben fatta bisogna seguire almeno 150 passaggi”. Fasi che spesso nella grande produzione vengono saltate: “Le industrie preferiscono risparmiare puntando tutto sull’apparenza, ma in questo modo la calzatura si rovina subi

to”, spiega.

E questo all’inizio gli ha creato non poche difficoltà. I rivenditori, infatti, non riuscivano a capire perché i suoi modelli non avessero un prezzo competitivo con quello della grande distribuzione: “A volte ho dovuto faticare per far capire che dietro ogni mia creazione c’è un lavoro interamente artigianale, che non mi permette di concorrere con i prodotto industriali”. All’estero, però, questi problemi non ci sono: “I rivenditori stranieri guardano alla particolarità del brand e a tutto il lavoro che c’è dietro – spiega -, quindi sono disposti a pagare il vero prezzo senza pensare che li stai fregando”. D’altronde la scarpa è un accessorio fondamentale sia per gli uomini che per le donne: “Puoi anche vestire trasandato, ma quello che porti ai piedi è importante, racconta un po’ della tua personalità”.

La storia di Andrea è un racconto che s’intreccia spesso con il mare, il suo mare, quello di Piombino e dell’Isola dell’Elba: “Tempo fa ho trovato una rete da pesca perfetta per essere lavorata perché consumata dal tempo e ho pensato che era perfetta per creare un sandalo”. Così è nata la collezione “The Verdge”, in perfetta continuità con il suo progetto. Il suo punto di forza resta la natura, in tutte le sue mille sfaccettature: “Non ho mai studiato design, per cui tutte le mie fonti di ispirazione sono legate alla terra”, spiega. E in questo anche i viaggi hanno dato un apporto fondamentale: “Vedere diverse culture e mentalità cambia anche l’idea che hai dell’eleganza e dello stile – ammette -, e ti permette di avere un altro punto di vista”. Per il futuro Andrea sta provando a realizzare il sogno americano, attraverso una campagna Kickstarter che gli permetterà di trovare nuovi investitori: “Vorrei entrare anche nel loro mercato presentando un sandalo realizzato interamente in materiali naturali e riciclati, come il sughero e la gomma”.

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