Dalla casa, alla strada. E’ la storia di Vito Paolo, sessantenne, senza reddito, con un quadro clinico complicato: cardiopatico, non troppo tempo fa operato di un tumore e da cui se ne sarà guarito del tutto si potrà sapere con certezza solo nel 2017.

Una storia drammatica, la sua, che somiglia a tante altre, c’è da dire, e che ha visto il suo culmine il 4 marzo 2015, giorno in cui l’ufficiale giudiziario si è ripresentato sotto casa, dentro quei 25 metri quadri, in via dei Gracchi, 81. Settimane prima il comune si sarebbe impegnato formalmente a trovargli per quella mattina, una sistemazione. Avrebbe dovuto beneficiare del dignitoso “passaggio da casa a casa”, eppure i fatti accaduti raccontano altro: il 4 marzo 2015 Vito Paolo ha subito uno sfratto forzato. Subito dopo il trasloco, poche robe da portarsi dietro, in albergo per qualche giorno, pagato dall’amministratore dell’ex condominio in cui è vissuto per più di trent’anni, poi qualche altro da trascorrere in un ospedale, “per accertamenti”, mi ha raccontato. Dopo, ospite da un amico, dove risiede tuttora, nell’attesa che l’assistente sociale abbia un incontro presso l’assessorato.

Insomma, una sola certezza: il 4 marzo di quest’anno il Comune di Roma ha lasciato Vito Paolo per strada. E lui, oggi, è ancora in attesa. “Aspetterò con pazienza – ha raccontato ai microfoni, Vito Paolo, stanco e afflitto – ma cercherò di difendere le mie posizioni e quelle degli altri”. E così lui attende, con la possibilità di usufruire fino a 700 euro al mese da parte della asl del municipio di appartenenza di un sostegno per l’affitto.

Altra difficoltà: esistono locatari disponibili ad affittare la propria casa a un uomo senza reddito? No, racconta la realtà.

Nel frattempo, Maurizio Lupi si è dimesso, per motivi ben lontani dal suo ruolo di ormai ex ministro delle Infrastrutture, e senza che questo, per restare in tema diritto alla casa, abbia provocato alcun dispiacere da parte degli inquilini. D’altra parte il governo, nel decreto mille proroghe, ha concesso una miniproroga di soli quattro mesi e per gli sfrattati per finita locazione. Fortunato chi è venuto a sapere di doverla richiedere compilando un modulo da presentare al giudice. Sì, per gli inquilini più deboli, altri soldi da spendere. Non solo il danno, dunque, ma anche la beffa!

E per chiudere il quadro i dati provvisori relativi all’andamento degli sfratti in Italia nei primi sei mesi del 2014, forniti dal Ministero dell’Interno. Il totale sfratti emessi è pari a 39.427, di cui 35.257 per morosità. Le richieste di esecuzione con Ufficiale Giudiziario risultano 74.718, e gli sfratti eseguiti con la forza pubblica hanno raggiunto i 18.465.

Cosa è accaduto invece nel 2013? C’è stato il picco negativo con 73.385 sfratti. Quelli emessi allora sono stati 38.869, a 75.348 ammontano le richieste di esecuzione, a 16.520 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica.

Insomma, confrontando i dati l’immagine è nitida: il numero degli sfratti emessi  non si arresta, ma continua ancora a crescere e con costanza dal 2008. Sfratti in aumento, ma per il diritto alla casa neanche l’ombra di politiche adeguate. Questo dramma non è ancora un ricordo, e Vito Paolo, come molti altri, continua ad aspettare.

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