Sono tornata al tempio. Ma non ho trovato le solite vecchie sedute. E’ passato troppo tempo al tempio (interessante assonanza onomatopeica). Ed è successo di tutto. Temo le ragazze da marito, penso mentre mi guardo intorno e non trovo le vecchie. Dopo il pezzo uscito sulle ragazze da marito, intendo, sulle pagine de il Fatto Quotidiano sabato scorso. Ho scritto la verità, signori: il futuro al Sud per le ragazze da marito è un marito. Uno qualsiasi. Per le donne sui quaranta: anche. E così via. Mi hanno scritto un po’ incazzate un paio di persone, mosse dal solito maldestro campanilismo. Da noi diventa piuttosto il più deteriore dei rionalismi. I nostri confini non osano tanto. Le ragazze da marito non esistono, mi ha scritto una tizia. Certo lo so, ho risposto. E poi ho aggiunto: lo diventeranno. E’ una provocazione, la più amara, credetemi.

Con le vecchie parlavo di tutto, dei miei progetti per il futuro, ad esempio intorno al sogno di visitare la Provenza. Le vecchie annuivano sempre. Non si erano mai spostate dal loro cortile, in via dei Cordari. E a me piaceva sorprenderle con parole nuove. Ma è passato troppo tempo. E se ne sono andate. Non sono morte. Hanno cambiato rione. Oppure escono di meno, stanno chiuse in casa, malgrado sia primavera. E una mattina mi sono svegliata e con ingratitudine ho realizzato: oggi non so che farmene di questo sole. E ho detto un abominio. Invece sì che so cosa farmene, esultare, ringraziare il Cielo di esistere. La gioia è una virtù dello spirito, un esercizio dello spirito, un metodo da perfezionare. Ho persino rivisto Dario, l’amico di liceo, quello che si faceva di eroina. E’ vivo, ma non ci sta con la testa.

Il tempio non è più il tempio, qualcosa è cambiato. Nel frattempo ho incontrato altri esempi di una stranissima umanità. La più pericolosa. Qui sul web, in special modo. Ho incontrato scrittori devastati dal dolore, impazziti dal dolore. E guarda caso trovano sempre me. Cosa posso risolvere da sola? Sono abbastanza stufa degli abissi degli altri. Gli abissi degli altri diventano trappole. In questo senso sono innocente. Sul serio. Così adesso non ho le idee chiare su alcuni esempi di umanità. Ho smarrito l’indulgenza. Ma sono tornata al tempio e non ho trovano nessuno. Nemmeno le ragazze da marito. Soltanto residui di impegno civile. Opuscoli per terra che invitano ad una manifestazione sulla legalità. Composizioni di carta appese ai rametti dei melograni sulla piazza da cui si deduce il passaggio di una scolaresca.

Mi scriveranno ancora donne accerite, compagne di partito, militanti di movimenti femminili, urleranno all’unisono: non esistono ragazze da marito. E mi toccherà precisare con tedio la medesima chiosa: lo diventeranno.

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