Il gruppo italiano dell’e-commerce di moda e design Yoox si fonde con Net-A-Porter, basato a Londra ma controllato dalla svizzera Compagnie Financière Richemont. Richemont avrà il 50% del capitale sociale della società risultante dalla fusione, ma potrà esercitare diritti di voto solo fino a un tetto del 25% e nominerà solo 2 membri del consiglio di amministrazione su un minimo di 12. Yoox, fondata nel 2000 da Federico Marchetti, continuerà ad essere quotata a Piazza Affari, dove oggi ha una capitalizzazione di 1,4 miliardi, e ad avere sede legale in Italia. Dopo il “matrimonio”, atteso per settembre, sarà però ribattezzata Yoox Net-A-Porter Group. Marchetti resterà amministratore delegato, mentre Natalie Massenet, fondatrice e presidente esecutivo di Net-A-Porter, assumerà il ruolo di presidente.

Le due società erano state vicine all’accordo già nel 2013, ma l’intesa era poi naufragata. Martedì hanno annunciato l’operazione in una nota congiunta che stima i ricavi aggregati di Yoox Net-A-Porter in 1,3 miliardi di euro, generati per il 28% in Nord America, per il 15% nel Regno Unito, per il 7% in Italia e per il 30% nel resto d’Europa, mentre il 15% arriverà dall’area asiatica. Dopo il “matrimonio” i visitatori unici del nuovo gigante dello shopping su internet saranno 24 milioni al mese e i clienti globali 2 milioni. Nel 2014 il margine operativo lordo delle due aziende sarebbe stato, congiuntamente, di 108 milioni. A regime, a partire dal terzo esercizio dal completamento della fusione, sono attese sinergie per circa 60 milioni. Al completamento della fusione, Yoox Net-A-Porter Group intende promuovere un aumento di capitale di 200 milioni di euro per finanziare nuove opportunità di crescita e l’integrazione, anche per favorire l’ingresso di potenziali investitori strategici.

“Nei 15 anni dalla loro fondazione, entrambe le società hanno creato un mercato, trasformato il settore e con la loro fusione si apriranno ulteriori prospettive di crescita”, ha commentato Marchetti. “L’unione delle competenze distintive ci permetterà inoltre di rafforzare ancora di più il legame con i marchi del lusso, offrendo loro maggiori opportunità su una piattaforma indipendente, completa e specializzata, che opera a livello globale”.

Richemont si è impegnata per un periodo di tre anni dalla fusione a non trasferire più del 25% del totale del capitale sociale e a non sottoscrivere accordi parasociali.

Articolo Precedente

Stipendi, Renzi decimo tra leader politici più pagati. Primo il premier di Singapore

next
Articolo Successivo

Istat, disoccupazione giovanile sale al 42,6%. E tasso generale torna al 12,7%

next