I grandi soci di Rcs, capeggiati da Mediobanca, vogliono traghettare nel consiglio di amministrazione del gruppo editoriale uno dei consulenti che hanno affiancato il management nella disastrosa acquisizione per 1,1 miliardi di euro della spagnola Recoletos. Operazione costata alla società che edita il Corriere della Sera 846 milioni di euro di perdite. A rilevarlo in un comunicato sono i rappresentanti sindacali (cdr) dei giornalisti del quotidiano. E al centro della polemica c’è Gerardo Braggiotti, ex direttore centrale di Piazzetta Cuccia e oggi presidente di Banca Leonardo, il cui nome è nel listone che durante l’assemblea del 23 aprile sarà votato da Fiat Chrysler, Diego Della Valle, Intesa Sanpaolo e Pirelli. 

La banca d’affari di Braggiotti fu advisor finanziario di Rcs, ricorda la nota, e “per la sua attività percepì un compenso di 4 milioni di euro“. Ma “le conseguenze di quella sciagurata consulenza sono tuttora evidenti: la posizione di Rcs Mediagroup è gravata da debiti che sfiorano i 500 milioni”. Di conseguenza, scrive il sindacato, “ci sembra quantomeno singolare che nella lista di maggioranza venga indicato dagli azionisti proprio il nome di chi ha contribuito a determinare l’attuale situazione economica del gruppo, aspetto che – trattandosi di soldi loro – dovrebbe stare a cuore agli azionisti”. Ed è “assolutamente poco opportuno” che “chi ha avuto un ruolo così importante nell’affare Recoletos venga poi chiamato, come membro del cda, a decidere su come porre rimedio a quel “buco”, valutando l’ipotesi di cessione di Rcs Libri, e intervenga su scelte strategiche come la nomina del nuovo direttore“.

In seguito alla maxi svalutazione di Recoletos e alla successiva gestione che, come evidenziato da Urbano Cairo, “ha continuato a bruciare cassa”, ora i soci devono infatti fare i conti con il rischio che si renda necessaria una seconda tranche di aumento di capitale dopo quella varata nel 2013. Eventualità che, dopo aver venduto la sede di via Solferino, chiuso molte testate periodiche e tagliato l’organico di giornalisti e dipendenti, l’amministratore delegato Pietro Jovane cerca di scongiurare, appunto, cedendo la divisione Libri a Mondadori.

Sullo sfondo resta poi il nodo della scelta del direttore del Corsera. Nodo che per ora gli azionisti sono orientati a non sciogliere, tamponando il problema con l’attuale condirettore Luciano Fontana. Il cui identikit corrisponde a quello descritto lunedì da Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo, che ha spiegato come l’istituto abbia accettato di votare il listone a fronte di garanzie sul fatto che sarebbe stato individuato un direttore “che assicuri l’indipendenza del Corriere nella sua linea tradizionale”. Nel frattempo Mario Calabresi, che guida La Stampa della famiglia Agnelli-Elkann (prima azionista anche di Rcs attraverso Fiat Chrsyler) e nei mesi scorsi era stato indicato tra i papabili, ha detto a Prima comunicazione che su richiesta di John Elkann di rimanere a Torino “dove siamo riusciti a far ritornare il bilancio in pareggio e siamo molto impegnati nell’operazione StampaSecolo dove abbiamo un piano di sviluppo digitale che mi affascina moltissimo. E dove mi hanno sempre garantito una grande libertà editoriale”. Elkann deve dunque accontentarsi di aver incassato la conferma di Jovane alla guida di Rcs. Pur con poteri limitati dalla presidenza forte di Maurizio Costa, che avrà deleghe importanti e un ruolo di indirizzo strategico.

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