A Napoli l’istituto Martuscelli nasce il 1873, nel cuore del Vomero, circondato da alberi secolari e giardini e si afferma ben presto come una struttura in grado di accogliere centinaia di giovani e adulti non vedenti da tutto il mezzogiorno d’Italia.

Con gli anni e le donazioni che cospicue affluirono l’istituto venne posto sotto l’egida del Miur, divenne un ente morale ed è stato sempre governato da un Consiglio di amministrazione rappresentativo della Unione italiana ciechi e della classe politica locale. La continuità nella gestione è stata assicurata dai rappresentanti della Uic (ancora oggi presiedono l’istituto con il presidente ed il vice) e da un Consiglio che vede un rappresentante del Miur, della Regione, del Comune e dei benefattori con cui condividere strategie e governance.

Quanto questo enorme patrimonio immobiliare crescesse deve essere stato chiaro a tutti gli amministratori che si sono alternati (a dire il vero ben pochi).

Gli attuali 50 milioni di euro di patrimonio immobiliare, compreso un noto teatro cittadino adiacente alla struttura, case, garage, un centro di riabilitazione nuovo ormai chiuso, non sono stati sufficienti a scongiurare una singolare crisi economica che ha visto sempre negli ultimi venti anni ripianare le perdite nel bilancio con continue vendite di immobili. Continue vendite di immobili, appunto.

Circa cinque mesi fa ho incontrato le famiglie degli ultimi 20 (!) ragazzi non vedenti accolti nel centro (la superficie della struttura è superiore a 20.000 metri quadri) che mi chiesero di affiancarli nella loro disperata ricerca di sopravvivenza. Anche la Provincia, ormai in liquidazione, aveva deciso di interrompere il finanziamento annuale riservato all’istituto con ricadute immediate sulla qualità della didattica e al trasporto dei disabili.

Addentrarmi nei “misteri” del Martuscelli ha rappresentato per me una rilettura dei motivi che relegano il welfare nel mezzogiorno al ruolo di Cenerentola per l’incapacità/malafede di un’intera classe di governo. Ho appreso, dopo la delega delle famiglie, del diniego del Miur ad approvare il bilancio dello scorso anno ed ho preso visione del patrimonio immobiliare, della sua distribuzione e redditività.

Oggi posso dire di aver compreso quanto l’abbraccio tra la politica e gli organi di gestione (Consiglio di amministrazione dell’istituto) e di controllo (ufficio scolastico regionale) abbiano distrutto una “storia” che meritava rispetto.

Oggi so chi ha gestito l’istituto Martuscelli portandolo cinicamente ad indebitarsi fino ad un passivo superiore ai sei milioni di euro.

Oggi so che il Miur conosce da sempre chi ha locato gli immobili ed a chi.

Oggi so che il Consiglio di amministrazione ha brillato soprattutto nel decidere di impoverire progressivamente una speranza di vita proprio per le persone che avrebbe dovuto custodire e proteggere.

Oggi so che il Miur ha avallato anni di gestioni dissennate senza battere ciglio.

Oggi so che appetiti famelici stanno gironzolando attorno al Martuscelli per acquisirlo, ormai impoverito, e forse trasformarlo in un albergo, una casa di cura o  in appartamenti di lusso.

Oggi so quali forze politiche e quali politici hanno condotto assieme all’Unione italiana ciechi al declino dell’istituto.

Questo lo sanno tutti i dipendenti, circa 40, senza stipendio ormai da sei mesi, e le famiglie dei venti disabili non vedenti.

Da oggi lo sapete anche voi che avrete letto queste righe. E quelle che seguiranno.

Articolo Precedente

Utero in affitto: il caso dei due gemellini mostra le nostre lacune legislative

next
Articolo Successivo

Utero in affitto e oltre: la maternità sociale

next