Duello incandescente, durante L’Aria che tira (La7), tra l’ex presidente Enel Chicco Testa e il filosofo Massimo Cacciari su scuola e lavoro. L’ex sindaco di Venezia contesta con veemenza le affermazioni del ministro del Lavoro Poletti: “E’ trogloditico in termini generali mettere insieme secondo un’equazione lineare la quantità di lavoro spesa in un qualsiasi ufficio con la produttività. Manco Brunetta ragionava così. Questo vale per un calciatore, per un giornalista e per gli insegnanti di ogni ordine e grado”. Cacciari esprime critiche anche sul sindacato e rincara: “E’ culturalmente vergognoso che nella situazione attuale della scuola italiana, che è allo sfascio, ci sia un ministro che pensa di affrontare la questione con le ferie, esattamente come quell’altro che pensa di risolvere la situazione della giustizia con le ferie dei magistrati”. Testa non è d’accordo: “Normalmente i risultati si ottengono con molto lavoro e con tanta fatica. Nelle aziende americane, come Google, Apple e Facebook, si lavora 18 ore al giorno”. “Ma mica il lavoro lo misuri col cartellino”, insorge Cacciari. Testa continua, pregando il filosofo di non interromperlo: “Gli studenti stanno poco nella scuola e pochissimo nell’università. I docenti universitari fanno pochissime ore di lezione all’anno e poi spariscono”. Cacciari non ci sta e l’ex dirigente industriale ribatte: “Quante volte lo hai detto anche tu? Milioni di volte. Ma tu devi contraddire chiunque parla, compreso te stesso, questo è il tuo sport preferito. Contraddiresti anche te stesso da un minuto all’altro. Mi ricordo – continua – quando denunciavi la completa neghittosità dei tuoi colleghi. Vabbè, stamattina stai così”. La gazzarra va avanti ancora per un paio di minuti. Testa, che deve lasciare la trasmissione per un impegno, accelera il suo congedo abbandonando lo studio e commenta: “Grazie, è stato molto interessante”

Articolo Precedente

Lega, Salvini vs Parenzo: “Ti rode che la gente ci vota? Cazzi tuoi”

next
Articolo Successivo

Jobs act, gaffe di Landini (Fiom): “Sgravi da marzo”, ma sono partiti il 1° gennaio

next