Dopo l’attentato in Tunisia il mondo occidentale vuole far presto per impedire che Stati strategici possano finire nelle mani dei terroristi jihadisti del “presunto” Califfato. La priorità è che nell’Africa Settentrionale così come in alcuni Stati asiatici il potere non finisca nelle mani degli emuli di Osama Bin Laden. Quest’ultimo conversando il 21 ottobre 2001 con il corrispondente di al-Jazeera da Kabul, Taysi Allûni, raccontò le origini di Al Qaeda sostenendo che: “Le cose non stanno come le dipinge l’Occidente, per cui ci sarebbe un’organizzazione con un nome specifico, al-Qaeda. Questa denominazione è molto vecchia. È nata senza che noi lo volessimo. Il fratello Abû ‘Ubaida al-Bansiri creò in Afghanistan una base per addestrare i giovani a combattere il perverso, arrogante, brutale, terroristico impero sovietico. Quel campo di addestramento fu chiamato appunto la base”.

Ben prima di Osama bin Laden, l’attuale radicalismo islamico attinse alla lezione dei Fratelli musulmani egiziani, il cui massimo ideologo fu l’egiziano Sayyid al-Qutb. Il centro del messaggio proposto da Qutb risiede nel considerare i dettami del Corano come atemporali e applicabili tout court ad ogni tipo di società umana. Parallelamente, Qutb interpreta molto radicalmente il concetto di gåhiliyya, letteralmente il periodo dell’“ignoranza” che precede l’islam e metaforicamente la condizione di chi è al di fuori dell’islam: al contrario di gran parte della tradizione, che considera la gåhiliyya propria di chi non conosce ancora la verità dell’islam, Qutb allarga questa condizione a chi rifiuta il suo messaggio, a chi decide di vivere contrariamente ai dettami di Dio, non comprendendone l’imprescindibilità. L’Occidente, ovviamente, è in prima linea tra le realtà che si trovano nella gåhiliyya più profonda.

I riferimenti dottrinali dei jihadisti però affondano ancora più indietro nella storia dell’islam. Ci si abbevera alla fonte soprattutto di Ahmad b. Taymiyya. La sua teologia verrà rielaborata nel contesto delle comunità beduine della Penisola arabica da Muhammad bi. ‘Abd al-Wahhåb. Il ruolo di Osama bin Laden fu fondamentale anche per le logiche imprenditoriali del jihåd mettendo a disposizione della causa la sua fortuna personale e le relazioni con il mondo economico e finanziario della Penisola arabica. Tali rapporti coinvolsero gruppi legati agli “ulama” sauditi più oltranzisti e ai Fratelli musulmani in Kuwait, Qatar e Dubai. Nel tempo, agli iniziali azionisti del Golfo si aggiunsero nuovi partner, in gran parte asiatici attraverso cupole con centinaia di società sparse per il mondo. Dall’isola Mauritius a Singapore, dalla Malaysia alle Filippine, dal Libano a Panama, da Zurigo a Hong Kong, Londra e New York, una vera e propria holding del terrore.

Infine i video di bin Laden hanno fatto scuola e da apripista a quelli dell’attuale Isis. La propaganda jihadista oggi più che mai funziona a pieno ritmo. Dilagano video di indottrinamento, molti scaricabili direttamente da Internet, di estrema violenza, con scene di guerra e attentati nei vari luoghi. Tali video mostrano personalità guida della rete. Oggi nella guerra al terrorismo bisogna intervenire su vari fronti a partire dal ruolo degli islamici europei che potrebbero diffondere nei loro rispettivi paesi d’origine messaggi pacati di coesistenza fra culture che non alimenterebbero il virus jihadista. Questo sarà possibile solo nel momento in cui l’Europa rigetterà l’ideologia dello scontro tra civiltà.

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