Una nuova concessione sul fronte della liquidità di emergenza, ma in cambio di uno stop agli acquisti di titoli di Stato sovrani. La Banca centrale europea, stando a quanto riportato dal Financial Times e dall’agenzia tedesca Dpa, sta facendo pressione sugli istituti di credito ellenici per impedire che aumentino troppo la propria esposizione al debito pubblico ellenico. Così da un lato martedì l’Eurotower ha alzato a oltre 71 miliardi (dai 70 precedenti) il plafond del fondo di ultima istanza Emergency liquidity assistance, che consente alle banche greche di stare in piedi nonostante il crollo dei depositi. Dall’altro, però, il consiglio direttivo presieduto da Mario Draghi ha inviato lettere ufficiali in cui impone agli istituti, che hanno già in pancia bond del Tesoro per un valore di 11 miliardi di euro, di non comprarne altri. Nemmeno se a breve termine. Una mossa che punta a tutelare il sistema creditizio, ma a sua volta, secondo il quotidiano finanziario britannico, “elimina una fonte di finanziamento per Atene” e di conseguenza “aumenta il rischio di default sovrano”.

L’altolà di Francoforte, peraltro, si accompagna al divieto per l’esecutivo Tsipras di emettere nuovi titoli a breve scadenza: nonostante le continue richieste del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, la Bce si rifiuta di rivedere all’insù il tetto massimo, fissato a 15 miliardi di euro. Perché teme che il governo utilizzerebbe le entrate per finanziare le spese correnti. In quel caso di configurerebbe un finanziamento statale indiretto da parte dell’Eurotower, prassi vietata dai trattati. Nel frattempo da Bruxelles è arrivata un’altra brutta notizia: il fondo salva-stati European financial stability facility ha detto no alla richiesta di Atene di riavere 1,2 miliardi di euro del fondo di ricapitalizzazione delle banche.

Segnali preoccupanti, dunque, nell’ennesima “settimana decisiva” per l’accordo finale tra il governo di Atene e i creditori: per lunedì è previsto l’invio ai partner dell’Eurozona di una nuova lista dettagliata di riforme, a fronte della quale dovrebbe arrivare lo sblocco di 5 miliardi di nuovi finanziamenti tra cui gli 1,9 che la Bce ha guadagnato sotto forma di interessi sui titoli pubblici ellenici acquistati al culmine della crisi, tra 2009 e 2011. Senza quei soldi, il Paese rischia di restare a secco di liquidità prima della fine di aprile. Dalle istituzioni europee arrivano però segnali di ottimismo: il presidente della Commissione Jean Claude Juncker parlando al Parlamento Ue ha confermato di aver parlato con Tsipras che “si è detto disposto a presentare la lista delle riforme a inizio della settimana prossima” e ha sostenuto che rispetto a qualche giorno fa, quando era “pessimista” e “non c’erano progressi”, ora “siamo tornati a una dinamica più normale e credo che arriveremo a una conclusione vantaggiosa per tutti”.

 

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