Le sono servite alcune ore prima di riuscire a raccontare quello che ha subito negli ultimi sei mesi. Poi ha raccolto le ultime energie rimaste e ha trovato la forza di parlare. E i ricordi hanno iniziato a succedersi a rallentatore. E’ partita dall’inizio. Con l’arrivo in Italia dalla Svezia. E la voglia di affacciarsi sul mondo della moda. Ha ricordato i messaggi in chat di quell’uomo che l’aveva contatta su Facebook, promettendo di realizzare il sogno. L’incontro. I primi quindi giorni nel suo appartamento a Cinisello Balsamo: a due passi da Milano, dalle passerelle che contano. Le carezze e le parole dolci. Poi si è sforzata di rivivere quel buio, arrivato all’improvviso. Le quattro mura che senza accorgersene si erano trasformate in una prigione, dove i pomeriggi e le notti trascorrevano identiche: scandite dai calci, dai pugni e dagli stupri continui. A farle compagnia solo la paura di morire e l’impossibilità di reagire. Fino a sabato pomeriggio, quando ha sentito suonare il citofono. Ha visto i carabinieri entrare in casa. Ha visto le manette stringersi ai polsi del suo aguzzino. Lo ha sentito blaterare parole senza senso. E ha capito che l’incubo stava svanendo.

A spazzarlo via sono stati i militari di Sesto San Giovanni guidati dal capitano Salvatore Pignatelli che hanno arrestato C. R., 42 anni italiano, per violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni aggravate e continuate contro una modella svedese di 23 anni. Il 42enne si è spacciato per un agente di moda assicurando alla ragazza contratti per servizi fotografici e sfilate. Lei a settembre è arrivata in Italia per un servizio, dopo aver partecipato a Miss Svezia, e ha deciso di incontrarlo e di trasferirsi nel suo appartamento. Ma quando ha realizzato che le speranze offerte non erano altro che bugie era già troppo tardi. Dopo i primi giorni nei quali sembrava essere nata una storia tra loro sono iniziate le sevizie e la prigionia. Gli unici contatti che le venivano concessi erano quelli con i parenti in Svezia, sentiti una volta a settimana su Facebook. Raramente al cellulare che le era stato sequestrato. E sempre controllata a vista dal suo carceriere che la picchiava e la violentava continuamente, minacciandola di morte e spezzandole così ogni forza per reagire. A salvarla è stato un urlo, gridato sabato pomeriggio alla fine dell’ennesima tortura, e sentito da un vicino di casa che ha chiamato i carabinieri pensando alla solita lite in famiglia. Quando la gazzella è arrivata, il 42enne si è affacciato sulla porta, confuso.  I militari hanno fiutato qualcosa di strano e hanno deciso di entrare, trovando la ragazza consumata da sei mesi di violenze fisiche e psicologiche. Mentre lui ha tentato di giustificarsi dicendo che la loro non era altro che una storia d’amore.

Adesso è in carcere. Da dove era uscito nel 2013 dopo 4 anni di reclusione per una storia analoga. Nel 2008 aveva legato, picchiato, frustato e violentato una 18enne bielorussa residente a Lecco dopo averle promesso il grande salto sulle passerelle milanesi. La 23enne invece è ricoverata in ospedale, denutrita e ancora sotto choc. Aspetta solo di incontrare i suoi genitori in arrivo dalla Svezia.

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