La Classicissima e i suoi oltre 100 anni di storia non ha bisogno di essere spiegata agli appassionati. Lei arriva a primavera quando i tifosi delle due ruote sono ancora in astinenza da grande ciclismo. Lei è per tutti, il primo grande appuntamento della stagione e paradossalmente vale già l’intera stagione per chi la vince. Chi taglierà il traguardo oggi, potrà mettere una spunta positiva al suo 2015 perché la Milano-Sanremo è ‘il mondiale di primavera’. Come e forse più di un mondiale, è aperto a ogni pronostico. Esclusi gli scalatori possono vincere tutti o quasi.

L’edizione di quest’anno, la numero 106, torna all’antico e riporta il traguardo su via Roma eliminando anche la salitella delle Manie che dal 2008 aveva animato un po’ il finale, trasformandolo in luogo per attacchi e imboscate. Passisti e scattisti avevano la possibilità di provarci e anticipare i velocisti. Fatta eccezione per la vittoria di Cancellara, proprio nel 2008, i successi degli ultimi anni però, sono sempre andati a ciclisti veloci.

Kristoff, Ciolek, Goss e Cavendish hanno velocità ed esperienza perché la Sanremo l’hanno già vinta. Soprattutto il norvegese, trionfatore del 2014, ha già fatto vedere di essere in forma. Lo svizzero Cancellara, sempre a podio nelle ultime quattro edizioni, fa parte del gruppo di corridori che deve inventarsi qualcosa prima dello sprint finale. Con lui potrebbero tentare sortite il campione del mondo Kwiatkowski, Valverde e pure Peter Sagan che allo sprint cede qualcosa ai velocisti puri. Velocissimi e a caccia della consacrazione sono anche Greipel, Degenkolb, Demare, Bouhanni, Matthews e Swift.

mark cavendish

Gli altri scenari potrebbero aprirsi solo se determinati dai giochi delle squadre che possono giocare sulla doppia possibilità, attacco e volata. Fra queste la Etixx, Mtn Qhubeka e la stessa Trek. La colonia italiana, che schiera al via anche l’ultimo, datato, vincitore della corsa ossia Pippo Pozzato (2006), può giocare da outsider allo sprint con delle giovani frecce affilatesi bene in questo inizio di stagione: Nizzolo, Guardini, Cimolai e Bonifazio dovranno testarsi sulla distanza.

Per il resto la presenza di Nibali, terzo nel 2012, serve solo a impreziosire la lista dei partecipanti. Pedalare per 300 chilometri da Milano a Sanremo senza avere alcuna possibilità di vincere potrebbe sembrare inutile, e forse lo è davvero ma ecco perché la Sanremo è la Sanremo. Bisogna esserci, col sole o con la pioggia sarà il capitolo 106 di una storia che nemmeno le due guerre mondiali hanno interrotto a lungo. Solo l’edizione del 1916 e quelle ’44 e ’45 sono saltate dal 1907, quando vinse il francese Lucien Petit-Breton. Da allora una sfilza di campioni ha arricchito l’albo d’oro della Milano-Sanremo: tra i plurivincitori Eddy Merckx con 7 vittorie, Costante Girardengo con 6, Gino Bartali e Erik Zabel con 4, Fausto Coppi, Roger De Vlaeminck e Óscar Freire con 3 successi.  Binda e il compianto Fignon si fermarono a due successi, gli stessi del toscano Loretto Petrucci, classe ’29, che con la sorprendente doppietta del ’53 e ’53 è il più anziano vincitore vivente della Classicissima.

Saronni, Moser, Fondriest, Bugno, Chiappucci, Cipollini, Bettini e Petacchi hanno vinto a loro modo una corsa che è stata tricolore per 50 volte ma che ci sfugge da 9 edizioni. La Milano-Sanremo aspetta il campione del 2015, i tifosi si aspettano un po’ di spettacolo, un tentativo nei 3,7 chilometri del Poggio di Sanremo che ci infiammi, una discesa ardita al suo termine e se alla fine della storia, su via Roma sarà sprint di gruppo, per qualcuno sarà gloria ugualmente. Perché la Sanremo è la Sanremo!

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