Torna in Parlamento Ludovico Vico, esponente del Pd di Taranto finito nel tritacarne mediatico nel novembre 2012 dopo la diffusione delle intercettazioni che mostrarono i suoi contatti con l’allora potentissimo dirigente Ilva Girolamo Archinà. Alle politiche 2013, Vico, non indagato nell’inchiesta “ambiente svenduto”, fu il primo dei non eletti. A distanza di quasi due anni dal voto, però, le dimissioni da parlamentare dell’ex ministro Massimo Bray, eletto anche lui nelle file del Pd pugliese, gli riaprono le porte di Montecitorio. E Vico torna a sedere nelle aule parlamentari dove negli ultimi tre anni sono stati convertiti in legge ben sette decreti “salva Ilva”. A scatenare l’ira su Vico, furono una serie di telefonate finite agli atti dell’indagine svolta dai finanzieri di Taranto. Conversazioni con Archinà nelle quali Vico appare chiaramente schierato al fianco del dirigente Ilva, al punto da condividere anche il “fuoco amico” nei confronti del collega di partito Roberto Della Seta reo, secondo Archinà, “di aver promosso – come scrivono i pm – iniziative parlamentari ritenute altamente dannose per il siderurgico”. Ad Archinà giunsero, però, le rassicurazioni di Vico: “A questo punto… lì alla Camera dobbiamo farli uscire il sangue… A Della Seta.. Perché deve capire che non deve rompere le palle”  di Francesco Casula

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