Il sindaco “uno e trino” perde una poltrona. Il primo cittadino di Asti Fabrizio Brignolo non può fare allo stesso tempo il consigliere d’amministrazione della Cassa di risparmio e il presidente della Provincia. Lo ha stabilito il tribunale civile facendo decadere il politico Pd dall’ultima carica assunta a ottobre: “Non farò appello e manterrò il ruolo di sindaco e consigliere della banca come facevo prima delle elezioni provinciali”, annuncia lui a ilfattoquotidiano.it.

Per il Movimento 5 Stelle questa è una vittoria: “La sentenza ci ha dato ragione su tutti i fronti. Noi avevamo ragione sin dall’inizio, nonostante i consiglieri provinciali, il prefetto e Brignolo stesso abbiano fatto orecchie da mercanti”, dichiara il consigliere comunale Davide Giargia che ha promosso la causa civile insieme al collega Gabriele Zangirolami, assistiti dall’avvocato Alberto Pasta, ex assessore della giunta comunale di Brignolo. Secondo loro la carica di presidente della Provincia e quella di consigliere della banca non potevano essere svolti dalla stessa persona perché la Cassa di risparmio di Asti ha il servizio di tesoreria dell’ente provinciale.

Il collegio presieduto dal giudice Paolo Rampini ha dato loro ragione e ha appurato che il consigliere d’amministrazione Brignolo è in grado di incidere “anche solo potenzialmente o indirettamente” sulle decisioni del comitato esecutivo della Cassa di risparmio di Asti che svolge il servizio di tesoreria della provincia. Il Cda si occupa della costituzione del comitato esecutivo, nomina tre dei suoi componenti, stabilisce i limiti dei loro compiti e ne controlla l’operato semestralmente e così “può dunque incidere direttamente sulle determinazioni del comitato impartendogli direttive che l’organo delegato è evidentemente tenuto a rispettare e può, ogniqualvolta lo ritenga opportuno, avocare a sé operazioni rientranti nella delega e quindi assumerne la gestione diretta”. Per questa ragione Brignolo è “potenzialmente in grado di incidere sulla gestione del servizio di tesoreria delegata al comitato esecutivo”.

Il sindaco – difeso dagli avvocati Roberto Ponchione e Mario Viviani – riteneva che il Tuel fosse stato superato dalla legge Delrio, ma è stato smentito: “La legge Delrio non ha espressamente abrogato il Tuel, neppure per quanto concerne le province – si legge nella sentenza -. Non ha attuato una riforma davvero organica e generale”. Anzi, i giudici sottolineano che prima della legge Delrio una piccola modifica ha inserito nel Tuel, tra le cariche a rischio di incompatibilità, anche quella di consigliere metropolitano e questa variazione “concorre pertanto a far ritenere che l’intenzione del legislatore della riforma del 2014 non fosse affatto quella di abolire le cause di incompatibilità già previste dal Tuel in relazione alla carica di presidente della provincia”.

Così alla fine il primo cittadino astigiano prende atto della decisione: “Ho in animo di non presentare alcuna impugnazione, anche se l’appello determinerebbe la sospensione dell’efficacia del provvedimento del Tribunale e mi manterrebbe in carica fino alla fine della causa di secondo grado – spiega con un comunicato diffuso in serata -. Penso infatti che il Sindaco di Asti debba attenersi alle decisioni del ‘suo’ Tribunale anche se il loro esito non gli è favorevole”.

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