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Barbara Pozzo, moglie di Ligabue e scrittrice: “Via dalla negatività. Così la vita si riempie di pace”

Con il libro "La vita che sei/24 meditazioni sulla gioia" ha riscosso un grande successo: molti, dice, i ringraziamenti che riceve da parte di uomini e donne che ha 'salvato' dall’angoscia e dall’ansia e dall’inadeguatezza del vivere contemporaneo

di Davide Turrini

“Esiste una legge dell’amore che governa la terra e io cerco di farla scoprire alle persone che si avvicinano a me”. Alta e sinuosa, bionda e candida come un giglio, Barbara Pozzo, moglie del cantautore Luciano Ligabue, raccoglie tra una libreria e l’altra i ringraziamenti di uomini e donne in carne ed ossa che ha salvato dall’angoscia e dall’ansia, dall’inadeguatezza del vivere contemporaneo, grazie ad un best seller in libreria – La vita che sei/24 meditazioni sulla gioia (Rizzoli) – e ad un sito – www.somebliss.com. “Meno rispondi a ciò che è di negativo, più la tua vita si riempie di pace”, “Smetti di aspettare che il mondo ti dia ciò che vuoi. Inizia tu a darlo a te stesso”, sono alcuni degli aforismi che campeggiano sulla pagina web in cui ogni giorno la Pozzo accoglie e risponde alle anime perdute tra metropolitana e ufficio, paesini isolati, e futuri carichi di fallimentari illusioni. “Sono grata di tutto quello che mi sta succedendo dopo aver scritto il libro”, spiega la Pozzo a FQMagazine. “E’ una situazione stupenda, meravigliosa, speciale. Sono inondata dalla fiducia e dell’amore di chi mi segue. Anche per la pagina web sono riuscita a trasmettere l’intenzione che volevo: è uno spazio libero dove condividere riflessioni e riattivare il benessere profondo tra anima e corpo di chi l’ha smarrito o non ne ha mai capito l’esistenza”. Difficile qualificare la signora Ligabue professionalmente: un po’ psicoanalista, un po’ guru, un po’ confidente, la file di “pazienti” che le chiedono un consiglio si allungano ogni giorno di più quasi a necessitare di quell’aggeggio coi numeri progressivi ai banconi dei supermercati. “Non sono una psicoterapeuta – spiega – la psicoanalisi non la condanno perché in molti casi è validissima, ma in certe situazioni è troppo cerebrale. Il rischio è che una persona che non sta bene lavori troppo con la testa e perda altre sue peculiarità spesso trascurate, quelle dell’anima e dell’essere”.

“Da me arrivano storie di tutti i tipi, alcune anche gravissime – continua – E’ il male di vivere che ha un filo conduttore: un malessere profondo che inquieta ma non viene ben identificato. C’è come un’incapacità di stare al mondo a prescindere dal ruolo e dalla posizione sociale che siamo e abbiamo”. Il problema più presente? “L’attacco di panico”. La domanda più frequente? “Come faccio ad alzarmi la mattina?”. Ecco allora il metodo Pozzo: capire prima di tutto il proprio corpo e poi recuperare la mente: “Cerco di creare maggiore confidenza con il proprio corpo, di intimità con la propria anima”.  Il magic touch è il leitmotif di una 46enne che per 30 anni si è occupata di riabilitazione classica, la fisioterapia post incidenti e infortuni, con specializzazione in medicina manuale, e che poi a Parigi si è messa a studiare il corpo, la meditazione, la riflessologia: “Mi colloco in mezzo tra le pratiche Yoga e il metodo Gestalt. Prendo un po’ da tante metodiche. La crisi spirituale e della fede dell’uomo contemporaneo? Guardate io non sono cattolica e ancor meno praticante. Credo però che esista un’entità divina, un’energia divina che è amore universale. Anche Gesù Cristo era un maestro di questa legge d’amore, poi è stato inquadrato nel cattolicesimo”.

Non traspaia uno spirito polemico nelle parole di Barbara Pozzo, perché il tono basso e deciso della confidenzialità non viene mai a mancare. Nemmeno quando le chiediamo cosa le fa più paura, cosa angoscia una donna che risistema le anime, e i corpi, di centinaia di italiani depressi: “Le reazioni folli di madri che uccidono i figli, azioni agghiaccianti che mi fanno molta impressione. Ma so anche che sono dovute a una immensa ignoranza di sé”. Nemmeno i luoghi, città industrializzate, frenetiche, o spazi isolati e lontani dal cuore pulsante della quotidianità, contribuiscono in misura maggiore al “male di vivere” che cura: “Non possiamo demandare a ciò che ci sta attorno il nostro problema. Dobbiamo ripartire sempre da noi. Posso anche dire che Milano è una città difficile e che molti pazienti arrivano da lì, ma nel 99% dei casi il luogo in cui abitano non è determinante”. Barbara e Luciano, oltretutto, sposati nel settembre 2013, dopo che lui si era separato nel 2002 dalla prima moglie Donatella Messori, abitano abbastanza isolati dai rumori del mondo cittadino: “Ci siamo conosciuti il giorno in cui il suo terapista stava male e mi hanno chiamata per sostituirlo. Sapevo chi era, ma non ero una sua fan. Gli appoggiai le mani addosso e sentii un’emozione fortissima. Siamo comunque due persone diverse ma con un linguaggio simile. E lui mi sostiene molto nel lavoro che faccio”. Il tocco con dedica di Luciano per Barbara sta nel brano Tu sei lei, e nell’epoca in cui non ci sono più maestri da seguire basta rifarsi “a Gandhi e Mandela” e sistemare quaderni e astucci per la scuola: “Il mestiere più difficile del mondo è fare il genitore, ma è anche la più grande gioia”.

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