Laura Boldrini si chiama fuori “Non c’entro”, Graziano Delrio twitta: “Se c’è un errore il riconoscimento dovrà essere revocato”. Al momento in cui scrivo questo articolo sono passate molte ore da quando la notizia è stata battuta: una medaglia a un fascista repubblichino per “il sacrificio offerto alla Patria”. In tutto questo lasso di tempo, al di là della diplomazia e dell’etichetta, si potrebbe andare oltre e cogliere un’occasione che vale sempre la pena essere ribadita:  il fascismo è stato la negazione della libertà e lo sarà sempre.
Se ancora non si spiega l’affronto di questa medaglia si perde occasione per prendere posizione e il silenzio che si protrae somiglia a un ritardo utile a trovare una pezza destinata a peggiorare il buco creato.
Nulla di quanto accaduto in passato è mai abbastanza lontano da oggi per essere dimenticato o dato per scontato, specie se quei valori di libertà e Costituzione sono così fortemente chiamati in causa da un presente, il nostro, che quegli stessi valori sembra avere smarrito.
Ai morti si deve rispetto, ma nascondere un gesto apparentemente frutto di umana compassione dietro il tentativo di ridurre a un tutti i morti sono uguali è insopportabile: dietro ogni commemorazione si nasconde una parte di retorica e banalità, la cui nenia distrae dall’insistente stillicidio nostalgico. I morti non sono tutti uguali: alcuni sono morti per servire la dittatura, altri sono morti per la libertà e questa differenza va rimarcata con forza, senza lasciare tempo in mezzo ogni volta che si insinua il germe del revisionismo. Tutto questo non può e non deve restare un fatto privato e nemmeno relegato a quel ventennio, poiché s’è è vero che quel fascismo non c’è più, è altrettanto vero che quella stessa maledetta ideologia ha fatto carriera.
Compito di ogni cittadino è custodire la libertà non come una proprietà privata, ma come un dono da proteggere e prestare a chi verrà dopo,  affinché la preservi e la trasmetta a sua volta. E se questa idea è troppo complessa per essere formulata anche in soli sessanta minuti dalle più alte cariche dello Stato, allora è compito nostro, persone comuni, dare l’esempio a chi sta dando una pessima prova di ciò che dovrebbe rappresentare. E garantire.
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