Al posto dell’analisi sull’immortalità dell’anima descritta nel Fedone un bel test sulla classificazione dei costi obbligatori di una famiglia. La riforma educativa spagnola comprende anche questo: diminuire sensibilmente le ore di filosofia per fare posto all’educazione finanziaria, con buona pace di molti professori con la barba lunga come il saggio pensatore dell’Agorà. Il ministro José Ignacio Wert (Partito Popolare) ha difeso il provvedimento: “È necessario che i nostri figli, ovvero i consumatori del futuro, acquisiscano in ambito finanziario un livello più alto di quello dei rispettivi padri. La crisi ha evidenziato una carenza di competenze, molte volte dannose per la singola economia familiare”.

È vero. La Spagna non ha un adeguato programma d’insegnamento della materia. Molti giovani iniziano a capire qualcosa d’Economia solo all’università, prima il vuoto assoluto. Fin qui tutto bene. Ma il materiale attraverso il quale alcuni professori si rivolgono agli studenti delle scuole medie è stato redatto dalla Comisión Nacional del Mercado de Valores (CNMV, la Consob spagnola) e dal Banco de España, la banca centrale spagnola. Materiale che in molti casi ha destato non poche perplessità, come nel caso dei costi obbligatori. Gli studenti – ovvero ragazzi tra i 10 e i 13 anni – devono distinguere e classificare le spese non rinviabili da quelle modificabili. Le prime erano classificate come di Serie A: rata del mutuo, pagamento dell’affitto, assicurazione obbligatoria, tasse. Le altre di serie B: cibo o riscaldamento. Il conto è presto fatto: i consumatori del futuro devono ricordarsi di pagare con tempestività le rate della banca prima che riempire il frigorifero, così da evitare di ritrovarsi insolventi e vedersi pignorato il tetto sotto il quale dormono. Molti professori hanno dovuto confrontarsi con alunni la cui famiglia è entrata nella fascia di povertà (+17% nell’ultimo triennio), soprattutto nelle regioni del Sud. Spiegare che viene prima un bonifico di una baguette non deve essere stato semplice.

A complicare le cose ci sono altri due particolari: il primo è il curriculum del ministro Wert, il secondo è la presenza in aula di amministratori delegati di grandi colossi come Santander.  Prima di essere nominato dal premier Mariano Rajoy, il sociologo Wert ha lavorato per diversi anni nel Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) come Direttore delle relazioni corporative del gruppo. Dopo aver preso il posto di Ángel Gabilondo, ex ministro con Zapatero, Wert ha iniziato un processo di riforma integrale della scuola, provocando malumori a tutti i livelli. Scioperi, proteste, manifestazioni, è stato, insieme al suo collega della Giustizia, il politico più bersagliato. Alberto Ruiz Gallardon ha dovuto abbandonare il Dicastero lo scorso settembre dopo il ritiro della riforma della legge sull’aborto, Wert è rimasto invece in sella. L’educazione finanziaria nelle scuole, con una diretta partecipazione delle banche nell’insegnamento della disciplina, è stata però la ciliegina sulla torta, che sapeva un po’ di aiutino ai suoi ex colleghi di Bilbao.

Il secondo aspetto è quello che desta più perplessità. José Antonio Álvarez (AD Santander) o José Nieto de la Cierva (numero uno di BNP España) – solo per citare alcuni esempi – siano molto competenti in materia, ma è etico che impartiscano classi di piani d’accumulo, analisi di consumo o gestione del risparmio? E per un Paese che ha vissuto lo scandalo di Bankia o delle carte di credito truccate, i banchieri non sono propri visti come i professori dell’animo puro. Pablo Gasós, il Direttore dello studio di statistica del CNMV, ha detto che l’obiettivo non è quello di trasmettere un’ideologia ma ha riconosciuto che molti termini con i quali sono stati redatti i manuali potrebbero essere rivisti. Se ne discuterà in futuro. Per ora quello che è certo è la drastica riduzione delle ore di filosofia. La finanza non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ad Aristotele o Hegel.

di Davide Tenconi

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