Il tono di voce lieve e umile di Rima Karaki è quello di una persona che, seppur abituata a parlare in pubblico e davanti alle telecamere, non ama i protagonismi. Ma, suo malgrado, da quando, sei giorni fa, ha chiuso il collegamento video con l’avvocato e sceicco islamista Al-Seba’i durante il programma che conduce sulla tv libanese Al Jadeed, è diventata una sorta di eroina nota ormai in tutto il mondo. Specialmente per le donne. Più di 5 milioni di utenti internet hanno visto su Youtube la registrazione del duello verbale tra la giornalista, nonché docente universitaria libanese, e il barbuto egiziano “esperto” di Islam che in un cablo rivelato da Wikileaks emerge come un estremista condannato in contumacia nel suo paese a causa della sua vicinanza al terrorismo islamico e al mondo sunnita integralista.

Ora l’uomo vive a Londra, dove ha ottenuto lo status di rifugiato politico. “Ho già dato un’intervista a un giornale inglese, non vorrei tornare ancora sull’argomento”, dice la signora Karaki al Fatto. “Non voglio continuare ad alimentare la diatriba con il dottor Al-Seba’i perché non mi interessa lui, ma quello che rappresenta, cioè l’intolleranza degli integralisti nei confronti delle donne. Ho deciso di tagliare il collegamento quando mi ha mancato di rispetto dicendomi di stare zitta e in seguito quando mi ha accusata di essere una donna arrogante, non scelta da lui per farsi intervistare. Questa persona mi ha mancato di rispetto. Non mi sono offesa perché la pensiamo diversamente sulla religione o sul ruolo delle donne. Ho semplicemente voluto rivendicare che ho una dignità come persona e come professionista”. Quando le diciamo che abbiamo apprezzato la sua compostezza nel rispondere agli insulti ma anche la sua fermezza, ci ringrazia con un soffio di voce. Non è impaurita però Rima, vuole solo tornare a fare il lavoro che la appassiona e “che mi dà l’opportunità di dimostrare che le donne libanesi sono indipendenti e preparate”. Rima dice di provare rispetto per il velo, ma di non indossarlo. Quando però è iniziata la trasmissione, i suoi lunghi capelli erano coperti. Nell’intervista al britannico Guardian, ha spiegato che l’aveva indossato perché ne aveva fatta espressa richiesta il suo ospite. Il quale, via twitter, il giorno dopo lo “scandalo” aveva scritto di esigere le scuse del canale libanese: “Sono stati parziali, hanno cercato di dipingermi come un fondamentalista e un amico del leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri. Come se l’amicizia del dottor Zawahiri fosse un insulto. Ma io sono orgoglioso e ogni musulmano è fiero di esserlo”.

Lo sceicco rifugiato nel Regno Unito ha quindi sottolineato che “quando la donna mi ha interrotto, era come se fosse posseduta da un demone e delirasse”. Chi ha visto la registrazione non può essere d’accordo perché la conduttrice non ha mai parlato di legami tra l’ospite e il leader attuale di Al Qaeda. “L’ho interrotto perché avevamo poco tempo e lui stava facendo un excursus storico che non rispondeva alla mia domanda – ha spiegato la giornalista – e ho chiuso il collegamento con lui perché è stato maleducato nei miei confronti. Mi sarei odiata se gli avessi permesso di continuare”.

il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2015

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