Yanis Varoufakis rilancia. Messo con le spalle al muro, il ministro dell’Economia di Atene ha aggiunto tre punti alle sette proposte di riforma contenute nella lettera inviata venerdì ai creditori europei per ottenere lo sblocco anticipato di una parte dell’ultima tranche di aiuti finanziari alla Grecia. Ma, a giudicare dalle critiche del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e alle dichiarazioni di lunedì della Cancelliera Angela Merkel, del titolare delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e dell’omologo francese Michel Sapin, sembra difficile che le nuove proposte possano modificare il verdetto dei partner Ue. Ovvero, come ha affermato Dijsselbloem, il Paese “ha fatto poco in termini di attuazione”. E fino a quando non avrà almeno iniziato a tradurre in pratica i propri impegni, non vedrà un euro.

Tanto più che le “nuove riforme” con cui Varoufakis si è presentato al vertice con gli omologhi dell’Eurozona a Bruxelles rischiano di essere bollate come naif quanto le precedenti. La prima, per esempio, per “incoraggiare” i cittadini a chiedere la fattura punta a lanciare – sul modello del Portogallo – una lotteria a cui si partecipa con ricevute e scontrini. La seconda proposta consiste poi nel permettere ai contribuenti di presentare nuove dichiarazioni dei redditi sugli anni precedenti senza pagare multe: le sanzioni scatterebbero solo nel caso di nuovi errori o omissioni. Ammesso ovviamente che il governo di Alexis Tsipras riesca a mettere in campo un sistema di controlli adeguato, al momento inesistente. Ne è dimostrazione plastica l’ammissione arrivata proprio lunedì dall’ex ministro delle Finanze ellenico Guikas Hardouvelis, che ha fatto sapere di aver trasferito nel 2012 una cifra importante – secondo le accuse circa 500mila euro, attraverso una cinquantina di transazioni online – su conti stranieri perché “preoccupato, come il resto dei greci”. La terza misura riguarda mira infine a evitare l’utilizzo di società basate in altri Paesi per pagare meno tasse, ma non ci sono ulteriori dettagli.

Non abbastanza, a prima vista, per convincere Schaeuble e gli altri ad aprire i cordoni della Borsa. Il “falco” tedesco lunedì ha sentenziato “non c’è niente di nuovo, non è successo quasi nulla dal nostro ultimo Eurogruppo e ora è soprattutto una questione per la troika“. Una chiara provocazione, visto che Tsipras e Varoufakis non riconoscono più la legittimità di quella triade di creditori e hanno ottenuto che anche nei documenti ufficiali venga definita “le istituzioni”. La stessa Merkel, poi, ha detto che sulla via delle riforme la Grecia ha “molta strada da fare”. In questo quadro, come anticipato dal sottosegretario alle Finanze tedesco Steffen Kampeter, sembra assodato che l’Eurogruppo di oggi non arriverà ad alcuna decisione. Al contrario, la patata bollente tornerà nelle mani delle “istituzioni” – la stessa Ue ma anche la Bce, che ha escluso i titoli di Stato greci dal suo piano di acquisto fino al superamento della attuale fase di “revisione”, nonché il Fondo monetario internazionale, a cui Atene deve restituire 1,5 miliardi di qui a fine marzo. E’ con loro che Tsipras e Varoufakis dovranno confrontarsi a partire da mercoledì. Un funzionario del governo greco ha fatto sapere che le prossime tre tranche di rimborsi al Fondo sono previste il 13, il 16 e il 20 marzo e i soldi per pagare la seconda “ci sono”. E secondo una fonte della Bce la posizione di liquidità delle banche greche si sta stabilizzando dopo i pesanti deflussi di depositi tra dicembre e febbraio.

Il primo ministro ha poi già in agenda, per giovedì e venerdì, incontri con i vertici di Ocse e Commissione europea. Con Angel Gurria il leader di Syriza vuol discutere della riforma della pubblica amministrazione, incluse le misure di contrasto all’evasione fiscale, mentre con Jean-Claude Juncker parlerà di come il governo intende utilizzare i fondi europei per risolvere la crisi umanitaria, in particolare per fornire ai poveri buoni alimentari, energia elettrica gratuita, accesso alla sanità e aiuti per per l’affitto di 30mila case.

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