Il campione nazionale delle antenne che Silvio Berlusconi vuole creare con le nozze fra Ei Towers e Rai Way è tutto a debito. Il progetto è ambizioso. E per portarlo a termine la controllata Mediaset mette in conto la possibilità di rinunciare alla soglia del 66,7% indicata come condizione essenziale nell’attuale proposta d’acquisto. Sono questi due punti chiave delle risposte scritte alle domande dalla commissione industria del Senato sui progetti di Ei Towers per le nozze con Rai Way. Il comunicato del lancio dell’offerta prevede, del resto, “la possibilità di rinunciare a una o più condizioni di efficacia dell’offerta ovvero modificarle in qualsiasi momento, in tutto o in parte, ove possibile ai sensi di legge e nei limiti e secondo modalità previste dall’art. 43 del Regolamento Emittenti” spiega la nota di Ei Towers. E poi aggiunge che “eventuali modifiche alle condizioni dell’offerta dovrebbero comunque mantenere inalterata la valenza industriale e i ritorni finanziari del progetto”. Sul costo del debito post-fusione, il gruppo ammette che ci sarà “un incremento temporaneo del debito netto per un importo sostanzialmente pari all’esborso massimo complessivo”. Tuttavia “in ogni caso – prosegue il documento – il livello di ebitda (margine lordo, ndr) e la generazione di cassa della nuova aggregazione sarebbero più che sufficienti a servire il costo e il rimborso del debito”. Quanto ai benefici economici derivanti dall’integrazione delle due società, la controllata Mediaset precisa che “non è possibile al momento fare una stima dei risparmi gestionali attesi derivanti dall’integrazione tra Ei Towers e Rai Way”. E nel caso di maggiori margini del nuovo leader delle torri, “non è prevista la ripartizione o la condivisione dei margini con i network operator clienti” che però non avranno altri concorrenti cui rivolgersi.

In mattinata, in audizione davanti alla commissione industria del Senato il presidente di Rai Way, Camillo Rossotto, aveva negato di aver avuto qualsiasi contatto con Ei Towers prima del lancio dell’offerta di acquisto e scambio sulla filiale di viale Mazzini. La comunicazione a Rai Way è avvenuta “via pec (posta elettronica certificata, ndr) alle 23.45” del giorno prima, ha spiegato il manager, precisando che l’offerta “è non sollecitata, non negoziata”. Rossotto ha poi aggiunto che è un’anomalia “un’opa volontaria e totalitaria rispetto a una società di cui l’azionista detiene il controllo”, perché la “società non è contendibile.

Ciononostante, la notizia dell’offerta di Ei Towers ha fatto immediatamente schizzare il titolo di Rai Way per allineare il prezzo di mercato (3,7 euro il 24 febbraio) a quello proposto il giorno successivo dal potenziale acquirente, cioè 4,5 euro per azione, che si traducono in una valorizzazione della società pari a 1,22 miliardi. Il risultato è che, dall’arrivo della proposta della controllata Mediaset, il valore di Ray Way è cresciuto di “un’ottantina di milioni”. Tuttavia, come anticipato da ilfattoquotidiano.it, i movimenti anomali sul titolo erano iniziati ben prima della formalizzazione dell’offerta. Anche Rossotto ha ammesso che fino a prima della proposta di Ei Towers il valore di Rai Way era già cresciuto di circa 200 milioni. Complessivamente, “dalla quotazione (19 novembre 2014) al 3 marzo la performance azionaria ha visto una crescita del 35%, per un maggior valore di 300 milioni”, ha precisato il manager. La corsa del titolo è continuata anche durante l’audizione di Rossotto, con l’azione Rai Way che ha guadagnato l’1,16 per cento. Gli acquisti hanno riguardato anche gli altri due titoli quotati coinvolti dall’operazione, Ei Towers (+2,12%) e Mediaset (+1,8%), al centro di una più ampia riorganizzazione.

Senza entrare nel merito dell’offerta, il numero uno di Rai Way ha ricordato poi, a margine dell’audizione, di essere a favore di un polo indipendente delle torri: “In tempi non sospetti avevo parlato della razionalità di un polo infrastrutturale unico facendo riferimento a Paesi razionali come la Francia, dopo c’è un operatore indipendente in grado di ottimizzare gli investimenti“. E ha evidenziato come “avere un operatore unico per gli impianti è razionale perché evita la duplicazione degli investimenti” e non a caso è questo il modello seguito “nel Regno Unito, in Francia, Spagna e Norvegia”. Ma ha poi riconosciuto che in questi Paesi la società che gestisce gli impianti di trasmissione “è un soggetto autonomo e separato dai broadcasters. Invece in Italia dove Rai e Mediaset controllano Rai Way e Ei Towers non è così”.

Intanto Mediaset ha deciso di tirar dritto per la sua strada. Dopo l’incontro dei vertici di Ei Towers con la Consob, la società controllata dalla famiglia Berlusconi ha emesso una nota ufficiale in cui scrive di aver “confermato che, nei tempi di legge e di regolamento, depositerà in Consob il documento di offerta e che non sono previste modifiche dei termini e condizioni dell’offerta rispetto a quanto indicato nel comunicato del 24 febbraio scorso”. Comunicato che però a sua volta lascia aperta l’opzione di “rinunciare a una o più delle condizioni di efficacia dell’Offerta ovvero modificarle, in tutto o in parte”. Per di più, interpellato dopo il meeting con i controllori dell’autorità guidata da Giuseppe Vegas, l’ad di Ei Towers Guido Barbieri ha spiegato: “È stato un incontro molto sereno e costruttivo. Abbiamo ribadito la bontà e la solidità del progetto industriale”. E sulla possibilità che la controllata Mediaset possa accettare una quota di Rai Way inferiore al 49%, rinunciando alla condizione dell’offerta di raggiungere il 66,7% della controllata di viale Mazzini, Barbieri ha dichiarato: “Non posso dirlo in questo momento”.

Ma il premier Matteo Renzi, come ha dichiarato già il 26 febbraio, non sembra intenzionato a rinunciare al controllo pubblico di Rai Way: intervistato da L’Espresso, il premier ha detto: “Non cambio le regole per Mediaset né in positivo, né in negativo. Il 51% di Rai Way deve restare pubblico. Su questo non si discute”.

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