Per una donna, in Italia, mettere d’accordo famiglia e lavoro qualche volta è un’impresa. Specialmente quando si decide di allargare il proprio nucleo, e di mettere in cantiere il secondo figlio. E allora non resta che fare le valigie, e cominciare una nuova avventura. Così Ivonne e Mauro hanno deciso di trasferirsi ad Antigua. Per continuare a lavorare nel turismo, come facevano in Italia, ma finalmente liberi di costruire il proprio futuro. Con la tristezza nel cuore, come raccontano, ma anche la consapevolezza di far crescere i piccoli Annachiara e Alessandro liberi e felici.

Ivonne Biscardi, 40enne barese, e Mauro Bazzoni, coetaneo sardo doc, stanno insieme dal 2004. Lei, laureata in Lettere a Perugia con il sogno di diventare giornalista e un lavoro in giro per il mondo con una catena di villaggi turistici, ha conosciuto suo marito a Cefalù, dove faceva il responsabile tecnico di un nuovo resort. Da allora non si sono più lasciati: si sono sposati e hanno scelto Firenze come nido. Hanno comprato casa e preso in gestione un piccolo boutique hotel. Prima è nata Annachiara, che adesso ha quasi nove anni, poi Alessandro, appena due e mezzo. E per Ivonne continuare a lavorare è stato impossibile.

“Da quel momento tutto è cambiato e con la tristezza nel cuore abbiamo cominciato a guardarci intorno. Mio marito ha avuto un’offerta di lavoro da un resort italiano ad Antigua. Tutto è combaciato con la chiusura dell’anno scolastico di mia figlia e ci siamo detti: perché no!”, racconta Ivonne. “Ho avuto la forza di partire grazie all’insegnamento che mia madre mi ha dato: ha sempre fatto il tifo per me e mi ha sempre incoraggiata a non accontentarmi, insegnandomi a volare e lasciandomi da sempre libera di trovare la mia strada”.

Così la famiglia al completo, accompagnata da due amici, è sbarcata sull’isola caraibica lo scorso 12 agosto. E lì, piano piano, ha capito di poter davvero costruire qualcosa di importante. “Un giorno, per caso, abbiamo conosciuto una coppia di investitori italiani che stava finendo di costruire un ristorante. Così, tra un bagno e un altro, abbiamo deciso di diventare imprenditori e di lanciarci in questa nuova avventura: un ristorante italiano. Abbiamo preso in gestione il locale, Buongiorno Italia, ed eccoci qui. Mio marito, da manutentore, si è trovato a fare lo chef. E io, da direttrice di hotel, faccio cameriera, contabile, cassiera e pr insieme”. Le cose adesso vanno bene, spiega, “la nostra specialità è la colazione italiana, ma anche la pasta rigorosamente al dente, l’affogato al caffè e il gelato” e, aggiunge, i bambini non potrebbero stare meglio.

“Annachiara frequenta la scuola internazionale di Antigua, mentre Alessandro va in un asilo locale. Ormai parlano l’inglese meglio di noi, stanno sempre all’aria aperta e passano il tempo libero fra la spiaggia e il corso di vela”. Un paradiso, verrebbe da pensare. Ma le cose non sono sempre facili. “Vivere ai Caraibi non è quel sogno al quale tutti ambiscono. Antigua è un’isola, e ci sono gli uragani: noi ne abbiamo vissuto uno lo scorso novembre e siamo rimasti a lume di candela e senza acqua per giorni – spiega Ivonne -. Da queste parti non si trova niente, non si può fare shopping neanche volendo. Ci si dimentica dell’estetista e del parrucchiere. Ma anche delle scarpe chiuse e dei piumini”.

Nonostante gli affari vadano bene, l’Italia resta sempre nel cuore. Come il sogno di rientrare. “Spesso dico a mio marito: dai, torniamo! Poi vedo come sono felici i bambini, e allora capisco che questa è stata una scelta positiva. Qualche volta penso a come sarebbe bello aprire un posto così in Italia, ma poi ricordo le tasse e la burocrazia che ti uccidono”. Cose che, invece, ad Antigua non creano problemi. “Qui la burocrazia è, lenta sì, ma molto leggera. Per lavorare non devi affrontare l’iter lunghissimo che è richiesto in Italia, e che purtroppo spesso fa passare la voglia di cominciare”. Così è più facile affrontare la vita, e la fatica, con un sorriso.

“La nostra giornata è lunghissima: ci svegliamo alle 5.30 e andiamo a fare la spesa. Poi accompagnamo i bambini a scuola, e andiamo al ristorante. Passiamo la nostra giornata lì, poi bagno in piscina, cena e a letto”. Come una famiglia qualunque, insomma. Che però ha scelto uno stile di vita speciale. “In realtà noi non ci sentiamo cervelli in fuga, siamo solo due giovani che si sono messi alla prova per sopravvivere e che hanno avuto la voglia e la fortuna di saper cambiare strada e reinventarsi un mestiere”. Una cosa quasi impossibile in Italia.

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