L’improvvisa scomparsa di queste ore del magistrato Federico Bisceglia, da sempre in prima linea nelle più delicate inchieste in Terra dei Fuochi come sulle ecomafie anche in Lombardia, mi obbliga a dare ben differente peso alle dichiarazioni che ci furono fatte dal pentito Carmine Schiavone, anch’egli improvvisamente scomparso in questi giorni, durante l’incontro con Padre Maurizio Patriciello che ho raccontato nel post precedente.

Furono varie ore di sproloquio pressocché ininterrotto in cui ascoltammo atterriti descrizioni di azioni criminali e di omicidi con la stessa apparente nonchalance che abbiamo noi nel descrivere una partita di calcio. Mi ricordai della terrificante banalità del male assoluto, quella che mi aveva colpito seguendo in Tv il processo al clan “Marfella” di Pianura che per errore aveva massacrato due poveri quanto innocenti ragazzi la cui unica colpa fu di perdere tempo ad ascoltare delle musicassette sotto le finestre del clan camorristico rivale.

Ma alcune considerazioni preziose in grado di guidarci nelle scelte e un messaggio diretto per me ci furono quel giorno.

Criminali così ignoranti ma potenti e ricchi “tombavano profondo” proprio per essere certi di non avere problemi con i prodotti agroalimentari da coltivare in superficie. Avere oggi certezza che la quasi totalità dei nostri prodotti agroalimentari coltivati su terreno di copertura di discarica non a norma di rifiuti tossici tombati in profondità non siano inquinati, alza di gran lunga l’asticella della valenza criminale di queste azioni e dei rapporti che questi criminali avevano non solo con la politica, ma anche con le professioni, i famosi quanto occulti “colletti bianchi” e, come diceva Schiavone, “i servizi deviati”.

L’altra considerazione fu l’avvertimento “diretto” che mi fece, e che potevo comprendere solo io: “Dottore, noi non siamo scontenti di quello che state facendo per fare chiarezza sul danno sanitario provocato da questo disastro, anzi vi ringraziamo perché ci state aiutando a capire le fesserie che abbiamo fatto. Se fossimo stati scontenti, lei non ci sarebbe più da molti anni su questa terra. Ma una cosa gliela voglio dire: se le capita un incidente stradale come al Generale Gennaro Niglio, le sia chiaro che non siamo stati noi”.

Il riferimento al Generale Niglio era un preciso messaggio per me, che solo io, tra i presenti, potevo comprendere. Io ero diventato maestro ed amico di Padre Maurizio dal 2008, ma negli anni dal 2001 al 2003 avevo avuto l’onore di conoscere e di collaborare con il Generale Gennaro Niglio, all’epoca generale dei Nas presso il Ministero della Salute, in quanto parente del mio direttore sanitario dell’epoca. Non era casuale quel riferimento, fatto specificamente a me, al Generale Niglio, morto in un misteriosissimo incidente stradale in Sicilia nel 2004.

Significava che di me sapeva molto più di tutti, che ero stato setacciato nel dettaglio alla ricerca di possibili e sempre utili argomenti di intimidazione o ricatto e me lo faceva intendere: ma come poteva, un pentito criminale, avere tante e così dettagliate informazioni anche su di me e dopo il suo pentimento? Ed era un avvertimento solo per me, o per chiunque si avvicinava troppo alla Verità che non vedeva come primi attori solo i camorristi, ma anzi, li vedeva misere e strumentalizzate comparse neanche comprimari?

Ci sono misteri che devono rimanere tali e spesso è meglio che restino tali per sempre. Ma oggi l’incidente stradale misterioso del magistrato Federico Bisceglia, che in questo ultimo anno aveva preso le redini di numerose e delicatissime indagini nella mia terra, e non solo di ecomafia, ma anche sul mostruoso caso di pedofilia della piccola Fortuna, mi terrorizza, sinceramente.

A nome non solo mio, ma di tutto il popolo campano, urlo con quanta più forza ho in corpo: dateci certezza assoluta che sia stato solo un semplice incidente stradale. All’epoca dell’incidente stradale del Generale dei Carabinieri Gennaro Niglio, girarono voci che aveva avuto quell’incidente perché si era avvicinato troppo alle “coperture” nello Stato di cui godeva Bernardo Provenzano ancora latitante.

Oggi, l’incidente stradale del magistrato Federico Bisceglia della Procura di Napoli nord, pochi giorni dopo l’altrettanto improvvisa scomparsa del pentito Carmine Schiavone, che ci metteva in guardia su possibili incidenti stradali alla “Gennaro Niglio”, sinceramente, mi terrorizza.

Sia fatta massima chiarezza, sia data certezza assoluta che si sia trattato solo di una drammatica coincidenza e di una terribile fatalità.

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