Donne

Ladies for Human Rights, le eroine dei nostri tempi in mostra: da Joan Baez a Malala

Aung San Suu Kyi, Eleanor Roosvelt e Madre Teresa di Calcutta ma anche Annie Lennox, Audrey Hepburn, Isabelle Allende e molte altre donne accomunate dal "coraggio di lottare contro le ingiustizie a costo della vita stessa". La protagonista assoluta di questa tappa bolognese è Ilaria Alpi, la giornalista italiana uccisa in Somalia nel 1994. Marcello Reboani ha dipinto le loro storie su tele recuperate e con materiali di scarto

di Ludovica Liuni

Resistenza e femminilità. Due parole per raccontare diciotto donne celebri, protagoniste dell’esposizione “Ladies for Human Rights” di Marcello Reboani. “La mostra è un percorso a tappe inaugurato a Firenze nel 2013”, spiega a FQ Magazine la curatrice Melissa Proietti. Dopo il capoluogo fiorentino, il progetto – sostenuto dal Robert F. Kennedy for Human Rights – è passato per Lecce e Cortina. E ora tocca a Bologna, dove gli eco-ritratti dell’artista resteranno esposti al Palazzo d’Accursio fino al 15 marzo.

Le protagoniste sono alcune eroine dei nostri tempi, che con il loro impegno hanno riscattato la recente storia femminile. Malala e Aung San Suu Kyi, Eleanor Roosvelt e Madre Teresa di Calcutta, ma anche cantanti e scrittrici che nel corso della loro carriera si sono distinte per l’impegno benefico. È il caso di Isabel Allende, da sempre attenta ai diritti delle donne e dei bambini, e di Audrey Hepburn, che trascorse gli ultimi anni della sua vita nei paesi più poveri del mondo, a sostegno del lavoro di Unicef. Ci sono poi Annie Lennox e Joan Baez, dive musicali dei nostri giorni, la prima ambasciatrice per Oxfam, la seconda icona del pacifismo e della lotta per i diritti civili. Ma la protagonista assoluta di questa tappa è Ilaria Alpi, la giornalista italiana uccisa in Somalia nel 1994. Giacca rossa, profilo sicuro e l’immancabile microfono in mano: Reboani ha presentato per quest’occasione un ritratto inedito della giornalista, scomparsa mentre indagava sul traffico di armi e rifiuti tossici nel paese africano.

Cos’è che accomuna donne così diverse tra loro? La Proietti non ha dubbi: “Il coraggio”. L’esposizione di Reboani, infatti, restituisce l’immagine di donne che non si sono mai arrese, nemmeno di fronte alla morte: “Hanno sempre lottato contro le ingiustizie a costo della vita stessa – spiega la curatrice -. Tutti ricordano le lotte portate avanti in nome della collettività”. Le loro storie sono state dipinte dall’artista su tele recuperate e con materiali di scarto: “Il tema dell’ambiente mi è molto caro – racconta Marcello Reboani a FQ Magazine – da sempre sono impegnato in una lotta personale contro lo spreco”. E nei ritratti realizzati per “Ladies For Human Rights” ci sono anche alcune aggiunte: “Per la prima volta ho inserito tessuti e pellami – spiega – e spesso si trattava di materiali scartati da alcune aziende italiane”.

Ma per un uomo non è più difficile rappresentare la condizione femminile? “Bisogna condividere la bellezza interiore e la luminosità d’animo che molte donne possiedono”, ammette. Luminosità che questi diciotto volti, da Lady Diana a Elizabeth Taylor, passando per Anna Frank e Maria Montessori, hanno mantenuto per tutta la vita: “Basti pensare all’impegno di Lady D per la messa al bando delle mine antiuomo o a quello di Elizabeth Taylor per la lotta all’Aids”, ricorda la Proietti. In “Ladies For Human Rights” c’è spazio anche per la storia più recente: è il caso dell’attivista peruviana Giulia Tamayo Leon, morta nel 2014 dopo aver combattuto la sua battaglia contro il cancro. Fin dagli anni ’90 l’avvocatessa si era impegnata in difesa dei più deboli, denunciando una campagna di sterilizzazione forzata condotta dal governo peruviano tra le donne indigene del paese. Marcello Reboani la ritrae sorridente e con gli occhi che – dietro gli occhiali da vista – sono ancora pieni di coraggio.

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