Sì a un “piano di assunzioni straordinario” da effettuare “soltanto tramite concorso pubblico“, per smettere così di rassegnarsi alla “babele delle graduatorie“. Ma a fronte dell’annuncio del governo ci sono le proteste dei precari, che interrompono il presidente del Consiglio Matteo Renzi poco prima dell’inizio del suo intervento alla giornata ‘La scuola cambia, cambia l’Italia‘ promossa dal Pd. “Fateci parlare”,”abbiamo diritto di dire la nostra”, hanno detto dalla platea alcuni docenti. “Sono un insegnante precario, anch’io sono iscritto al Pd e voglio dire la mia davanti a tutti”, dice uno dei contestatori, aggiungendo che quello che sta andando in scena oggi “è solo demagogia“.

Una protesta che diventa botta e risposta col premier. “Parlate anche con gli insegnanti”, hanno urlato alcuni contestatori. “Sono sei mesi che parliamo con gli insegnanti“, ha replicato il segretario dem convinto che la contestazione sia “fisiologica” e che il governo risponderà alle proposte che arriveranno dal corpo docente, motivando le ragioni se alcune non saranno accolte. E c’è anche chi ha urlato verso il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini chiedendo l’abrogazione della riforma Gelmini e lo stop “alle classi pollaio”. 

Renzi: “Il prossimo passo è la riforma della Rai” – “Lo so che gli addetti ai lavori non ne possono più e non si fidano della politica – ha proseguito Renzi -. La frustrazione degli annunci fatti cui non è corrisposto un impegno porta gli insegnanti a non crederci e questa è una partita difficile”. Ma la responsabilità “è far ripartire l’Italia dalla scuola”. Per Renzi è ora di “riscrivere le regole” dopo la “schizofrenia normativa” che si è prodotta nel corso degli anni, ricordando però che “la riforma non può essere semplicemente un dibattito tra gli addetti ai lavori”. “Tutto ciò che abbiamo fatto, le riforme, è fondamentale – ha detto – ma ci aiuterà a cambiare per i prossimi anni e mesi. Ma il discorso politico è che se si vuole mettere in moto il Paese per i prossimi 30 anni serve una riflessione sul capitale umano, sulla scuola e la ricerca”. E il passo successivo sarà “la riforma della Rai“. Che è da cambiare perché “non è il posto dove i singoli partiti vanno e mettono i loro personaggi, ma è un pezzo dell’identità culturale ed educativa del Paese. E allora non può essere disciplinata da una legge che si chiama Gasparri“.

Scuola: le linee guida del decreto – Dal palco il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini illustra gli obiettivi di un decreto legislativo che, a giorni, “darà corpo a un lavoro intensissimo” per “dare un progetto educativo all’Italia per una scuola migliore”. Per trasformare anche la carriera degli insegnanti “da sogno impossibile” a “realtà praticabile”. Fondamentale nel progetto del governo sulla buona scuola è l’alternanza scuola-lavoro. “In questo campo – ha proseguito – dobbiamo uscire dall’occasionalità per mettere in atto il più grande sforzo finanziario e di semplificazione mai fatto”.  Giannini ha quindi lanciato un messaggio agli imprenditori e agli studenti: “Ai primi – ha detto – ricordo che portare in azienda un giovane e non è un costo ma un investimento per l’azienda e quindi per il futuro del paese. Ai giovani – ha aggiunto – voglio dire che misurarsi con un lavoro durante il corso di studi è un’esperienza di completamento delle vostre coerenze, un esperienza essenziale che arricchisce la vostra formazione“.

Prioritario per l’esecutivo “ridare dignità e un ruolo sociale agli insegnanti”. “I nostri principali nemici sono stati l’ignoranza e la rassegnazione“, ha ricordato Giannini, riferendosi in particolare alla piaga del precariato: “A qualcuno ha fatto comodo”, ha detto sottolineando che il fenomeno ha un costo economico di notevole rilevanza. “Nel 2014 – ha detto Giannini – abbiamo speso 876 milioni di euro per coprire le supplenze annuali, ma anche un costo culturale e un costo sociale”.

Tornando alla questione del merito degli insegnanti,”fino a sei mesi fa la reazione di fronte a qualsiasi proposta di valorizzazione del merito per i docenti era un ‘no’. Ora abbiamo abbattuto un paradigma che sembrava inamovibile. A luglio le scuole presenteranno un rapporto di autovalutazione. E il fatto che l’anzianità non scomparirà del tutto nel decreto – ha detto ancora il ministro – non significa che abbiamo rinunciato a misurare e premiare il merito”. I principali nemici della scuola “sono stati l’ignoranza e la rassegnazione”, ha ricordato Giannini, riferendosi in particolare alla piaga del precariato: “A qualcuno ha fatto comodo”, ha detto sottolineando che il fenomeno ha un costo economico di notevole rilevanza. “Nel 2014 – ha detto Giannini – abbiamo speso 876 milioni di euro per coprire le supplenze annuali, ma anche un costo culturale e un costo sociale”.

Il progetto del governo prevede anche il potenziamento di alcuni insegnamenti, come Lettere e Matematica (“Non vogliamo che l’italiano diventi la prima lingua straniera parlata in Italia”) ma anche Arte, Musica, le Lingue straniere. E ancora attenzione sarà data alla scuola digitale e al ‘sostegno’. A questo proposito, riferendosi al caso del bambino autistico lasciato solo in classe in una scuola in un paesino vicino Roma, ha tenuto a precisare che non accadrà mai più che bambini con difficoltà vengano lasciati soli nella propria classe. “Le stanzette del silenzio degli innocenti nella Buona scuola non ci saranno, non avranno spazio”.

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