Fitto tira la corda ma non la strappa. Si apre la kermesse dei “Ricostruttori”, come si chiamano loro dentro una Forza Italia che li addita invece come nemici interni e cerca di isolarli togliendo loro il terreno sotto i piedi. E’ un Raffaele Fitto che non risparmia colpi al partito e al tempo stesso li para. L’esordio della convention all’auditorium Massimo di Roma è all’insegna del fair play: “Non siamo qui contro qualcuno ma per guardare avanti”. In sala circa 2mila persone. In prima fila i fedelissimi delll’ex ministro pugliese ora frondista: da Vinccenzo D’Anna, a Rocco Palese, fino a Cinzia Bonfrisco che assicura “siamo qui per rappresentare gli elettori di Fi che sono stati abbandonati dal partito”. C’è anche il presidente della Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio Francesco Paolo Sisto, mentre Saverio Romano non ha dubbi: “Il popolo di Fi è spaesato. Vuole imboccare un’altra strada, quella del cambiamento e noi siamo pronti a indicargliela”. In platea c’è anche Francesco Storace che scherza: “Sono venuto qui perché sono sicuro di non incontrare Renzi. Fitto è coraggioso e fa bene a fare la sua battaglia dentro il partito”.

Presto arriva il momento degli strappi, il politicamente corretto dura pochi minuti. Partono gli strali diretti ad Arcore. “In un anno di governo Renzi – scandisce Fitto – ho letto un numero di dichiarazioni contro il premier minore a quello delle dichiarazioni lette in un giorno contro chi aveva il coraggio di dire le cose come stavano”. E, aggiunge, “l’unico atto dopo che non si è discusso di nulla” nel partito è stato “commissariare la Puglia in Fi. Tutto ciò non può passare sotto silenzio”. Il riferimento è all’ultimo colpo basso nel ring del centrodestra: il commissariamento di Forza Italia in Puglia, con la nomina di Luigi Vitali commissario, ha provocato un’epidemia di mal di pancia tra i notabili locali fedeli all’europarlamentare, con tanto di dimissioni di massa dei coordinatori provinciali e vice-coordinatori regionali che additano il modo “autoritario” e “verticistico” di gestire il partito. Oggi la riposta che si attendeva fa giorni. Il j’accuse del dell’autoproclamato delfino (mancato) è servito: “imbarazzante”. Così definisce l’ultimo anno di Fi, soprattutto rispetto al dibattito delle riforme. E tuttavia la platea non sente l’annuncio che piacerebbe anche ai fedeli di rito berlusconiano: Fitto e i suoi non mollano Forza Italia. “Noi stiamo e staremo all’interno del nostro partito. Il fatto che ci siano iniziative in contemporanea alle nostre è un fatto positivo”, ha aggiunto Fitto. Dove insieme fa pensare a una lunga e logorante convivenza e non al partito nel partito, con magari la tentazione di un’opa su FI di cui sono molti a lamentare il pericolo. E tuttavia i contenuti sono molto distanti. Nel suo discorso di apertura della convention Fitto dà l’ennesima stoccata a Berlusconi: “Occorre sforare il limite del 3% dando una boccata di ossigeno alla nostra economia”, sostiene, non curandosi del fatto che ad averlo messo in Costituzione, a luglio 2012, sono stati anche i voti di Forza Italia. E poi la geometria delle alleanze che ai fittiani non convince: “Abbiamo di fronte un bivio inevitabile, rilanciare Fi mettendo in campo un percorso chiaro fatto di contenuti, primarie e democrazia dal basso o quello di lasciare un simile percorso nel centrodestra solo a Matteo Salvini”. E le punzecchiature, continuano.

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