UN PICCIONE SEDUTO SU UN RAMO RIFLETTE SULL’ESISTENZA di Roy Andersson – Svezia 2014, dur. 100 – Con Holger Andersson, Nisse Vestblom
E’ il titolo che più ha fatto dibattere tradizionalisti contro rivoluzionari festivalieri italiani negli ultimi sei mesi. Può un film composto da 39 sequenze con macchina da presa fissa, due depressi venditori di denti da vampiro e maschere da carnevale come protagonisti, una cupa e impolverata tonalità cromatica grigiastra a colorare il tutto, parlarci di vita e soprattutto di morte prendendosi il proprio (dilatato) tempo nel farlo? La risposta è sì. Ed è giusto pure premiarlo a un grande festival. Dopo che negli ultimi anni era stato regista di spot pubblicitari esilaranti per la tv svedese, Roy Andersson torna dopo sette anni al cinema e riempie le sue inquadrature fisse di poveri disgraziati facendo sorridere lo spettatore, senza prendersi gioco di loro, mostrando la tragica essenzialità del dolore di vivere. Una approccio filosofico più alla Todd Solondz che alla Aki Kaurismaki. L’uso della profondità di campo nella sequenza di Carlo XII, che in costumi d’epoca e con tutto il codazzo militare si ferma in un bar di oggi per una birra, è da antologia.
4/5
IL SEGRETO DEL SUO VOLTO di Christian Petzold – Germania 2014, dur. 98 – Con Nina Hoss e Ronald Zehrfeld
La Germania Anno Zero di Christian Petzold è nello spappolamento e la ricostruzione del viso di Nelly, un’ebrea sopravvissuta ad Auschwitz che torna rocambolescamente a Berlino nel giugno del 1945 grazie ad un’amica impiegata nell’Agenzia Ebraica. Prima ancora che i medici le ricostruiscano alla meglio orbita e setto nasale, la donna rifiuta uno strapuntino per la diaspora in terra santa e cerca di rintracciare il marito che pare l’avesse difesa dai nazisti. Tutto però non è come sembra, anzi a Nelly tocca reinterpretare se stessa perché ricattata dal marito che non l’ha riconosciuta, ma che vista la somiglianza la vuole usare per intascarsi l’eredità inscenando un finto rientro. Messa in scena senza troppe invenzioni stilistiche, Il segreto del suo volto è un’opera matura che scava incessantemente e senza clamore nel risentimento e nell’orgoglio delle vittime della follia nazista, prendendo con determinazione le distanze dagli omertosi cittadini che non reagendo hanno consentito la tragedia. Finale da mozzare il fiato. Nina Hoss sempre superba da sfigurata come da misurata lady vendetta vestita di rosso.
3/5
NOI E LA GIULIA di Edoardo Leo – Italia 2014, dur. 115 – Con Luca Argentero, Claudio Amendola
Dopo l’appartamentino in Costa Smeralda negli anni ’80, la villetta nel senese anni ’90, l’immaginario espressivo e culturale del cinema italiano contemporaneo è colonizzato dal nuovo rustico fantasma di fuga: il casale da ristrutturare nel meridione. Dopo Sei mai stata sulla luna? la masseria decrepita torna ad essere set totalizzante in Noi e la Giulia. Al rifugio di turno accorrono quattro quarantenni (o quasi) falliti – stereotipi politici: fascista/comunista, geografici: torinese/romano – per rifarsi una vita; ma il buffo e reiterato ritorno della criminalità organizzata a esigere il pizzo, seguito dal fallimentare tentativo di opporsi, impedirà loro di diventare ricchi tra bed, breakfast e cene all’aperto. Povertà di scrittura e simpatia generale (soprattutto dei cattivi) a parte, il film di Leo si perde tra balli al ralenti, il modaiolo uso del Jimmy Jib in esterni per l’estetica da Sky Prima Fila, e la solita fifa – e quindi all’assenza – di una scelta politica forte su un tema sociale a fronte di una produzione da grande pubblico.
1/5

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