Cinema

Non ci resta che piangere, la pellicola nuovamente in sala dal 2 al 4 marzo

Sono passati 30 anni da quando il film arrivò sul grande schermo (21 dicembre 1984) imponendosi anche al botteghino prima ancora di diventare un cult: quindici miliardi delle vecchie lire di incasso e battute presto imparate a memoria.

di F. Q.

Villa Bruno, piano terra. Manca solo il festeggiato, al suo posto ci saranno il fratello Luigi e il sindaco di San Giorgio a Cremano Mimmo Giorgiano. Insieme, invece di spegnere le candeline, taglieranno il nastro di una casa museo, regalo di un comune in provincia di Napoli per i 62 anni di uno dei suoi più cari figli. Li avrebbe compiuti proprio oggi 19 febbraio, Massimo Troisi, se non avesse avuto il cattivo gusto di andarsene troppo presto (4 giugno 1994). Il premio a lui intitolato e che da anni anima le stanze della villa, non poteva bastare: “Casa Troisi”, dunque, il modo migliore per respirarne l’arte, toccando dal vivo il suo divano e la bicicletta de “Il Postino”, gli strumenti musicali mai suonati se non dagli amici, le foto private per lo più sconosciute al pubblico. Diventerà la sede dell’associazione “A casa di Massimo Troisi”, gestita dal fratello Luigi: chiunque vi potrà entrare.

Un bel regalo per i 62 anni. Gli stessi di Roberto Benigni, classe diversa sì ma soltanto per una questione di pochi mesi. Colleghi, e soprattutto amici: basti, giusto per capirne il rapporto, la poesia che il premio Oscar con “La vita è bella” (1997) dedicò al compianto regista di “Ricomincio da tre” (1981). Un atto di stima infinito, un riconoscimento all’arte, non sempre compresa, di chi aveva saputo spiegare la bellezza di Napoli, del suo popolo e perfino il suo destino, senza mai parlare di pizza o suonare mandolino.

Scuole e comicità differenti che insieme si completavano in modo naturale. Insieme, però, lavorarono soltanto una volta. Comunque abbastanza per lasciare in eredità al cinema di casa nostra un pezzo di bravura d’altri tempi. Tempi in cui non esistevano i cinepanettoni e a Natale uscivano pellicole come “Non ci resta che piangere“. Sembra un secolo fa, e in parte lo è: 30 anni, per la precisione, da quando il film scritto, diretto e interpretato da Massimo Troisi e Roberto Benigni arrivò sul grande schermo (21 dicembre 1984) imponendosi anche al botteghino prima ancora di diventare un cult. Quindici miliardi delle vecchie lire di incasso e battute presto imparate a memoria bastano tuttavia solo per spiegare il successo del film, non per raccontarne il capolavoro.

Un’opera d’arte che, proprio in occasione dei trent’anni, torna nei cinema in una versione restaurata e rimasterizzata. Per tre giorni solamente, dal 2 al 4 marzo, “Non ci resta che piangere” sarà nuovamente in sala grazie all’apporto di Mediaset, Roberto Benigni, Film&Video e Lucky Red. Un’occasione per rivedere due grandi artisti, Troisi e Benigni – ma anche Carlo Monni, Amanda Sandrelli, Paolo Bonacelli -, con colori nuovi, nitidi, che faranno storcere la bocca soltanto ai nostalgici del VHS. A loro, ma forse non soltanto a loro, non resterà che piangere.

Di Nicola Vanni

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