Matteo Renzi sembra sereno, ma il suo governo sembra essere meno “amato” di quello di Enrico Letta. Questo dicono le rilevazioni di Lorien Consulting che hanno messo a confronto i dati di popolarità degli ultimi due esecutivi a un anno dal loro insediamento. Negli ultimi 4 mesi dei due mandati, infatti, il governo Letta ha distaccato in popolarità quello di Renzi: dopo 9 mesi 53% contro 50, dopo 10 50 a 46, dopo 11 mesi 49 a 43 e dopo un anno, infine, 48 a 44. In realtà Letta – scelto da Giorgio Napolitano per guidare il governo di grossa coalizione – si era insediato a fine aprile 2013 e durò fino a metà del febbraio successivo. Ma i sondaggi continuarono anche nei mesi successivi all’addio dell’ex vicesegretario del Pd a Palazzo Chigi. Come si può spiegare questa “vittoria” di Letta? Da una parte si potrebbe dire che forse l’azione dell’esecutivo precedente non era divisiva come quella di quello attuale: Renzi è “dentro o fuori”, “a favore o contro”. Dall’altra, però, c’entra – come spiega Matteo Pietripaoli, responsabile Public Affair di Lorien Consulting – anche la qualità e l’intensità delle opposizioni. Sia dentro il Parlamento sia fuori, viene da dire, visto che per esempio il capo del governo non ha molti amici né pareri positivi tra gli attivisti dei sindacati. Diverso il discorso per il governo di Mario Monti, che ha registrato indici bassissimi nella parte finale del suo mandato: “Questo – dice Pietripaoli – nonostante avesse una maggioranza larghissima. Ma non era un governo politico e, anzi, le opposizioni erano ‘interne’, sia a destra che a sinistra”.

Di certo però il Pd ai tempi di Letta non stava bene quanto ora con Renzi. Dopo alcuni mesi di difficoltà il Partito democratico sembra aver ripreso fiato, complice anche l’elezione a presidente della Repubblica Sergio Mattarella, considerata una vittoria quasi personale del presidente del Consiglio. I democratici si attestano ora al 38 per cento. Ma la notizia, tra le intenzioni di voto, è la conferma del sorpasso della Lega Nord nei confronti di Forza Italia. Il Carroccio, nella rilevazione di ieri 16 febbraio di Lorien, è dato al 14,5% contro il 13,5 di Forza Italia. “Contrariamente a quanto accade di solito il flusso è diretto: i voti di Forza Italia finiscono direttamente alla Lega – spiega Pietripaoli – mentre usualmente un orientamento di voto finisce nell’astensione e poi magari a un partito diverso”. Ma c’è una differenza di “qualità” tra il voto berlusconiano e quello leghista: “Quelli di Forza Italia sono i fedelissimi, quelli che non cambieranno mai – aggiunge Pietripaoli – Quanto raccoglie il Carroccio invece è ancora fluido”. Cioè tra il dire (di votare) e il fare c’è una bella differenza. Il Movimento Cinque Stelle resta più o meno stabile al 18 per cento, mentre tra gli altri partiti che supererebbero la soglia di sbarramento ci sono l’Area popolare (Ncd e Udc) al 4 per cento, Sel al 4 per cento e Fratelli d’Italia al 3. Lorien Consulting ha anche fatto una media di tutti i sondaggi fatti a febbraio da 15 istituti di rilevazione: da questa “mappa” emerge che il Pd resta agganciato oltre il 37 per cento, la Lega sfiora il 14 e comunque supera Forza Italia, mentre il M5s resta tra il 18 e il 19.

Due quesiti, infine, destano sorpresa. Il primo: a fronte del luogo comune secondo il quale le riforme istituzionali non fregano nulla a nessuno, l’87% degli intervistati da Lorien ritengono la nuova legge elettorale e la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie “molto o abbastanza importanti” (anche se la rissa in Parlamento viene definita “un pessimo esempio” e il 56% “una vergogna” per il Paese). Il secondo elemento particolare è che se agli italiani viene chiesto quali sono i problemi più gravi del Paese nessuno indica la sicurezza o l’immigrazione. Ai primi 5 posti infatti ci sono disoccupazione e lavoro (81%), mancata crescita economica (43), corruzione e evasione fiscale (39), eccessiva tassazione (30) e sanità pubblica (28). Nonostante l’avanzata di Isis in Libia, dunque, terrorismo, guerra, immigrazione, sicurezza non sono in cima ai pensieri degli italiani. Tuttavia se la domanda diventa “Qual è il suo livello di preoccupazione sullo Stato islamico” il 90% risponde o molto o abbastanza. Per contro solo il 20% di coloro che hanno risposto al sondaggio di Lorien pensa che sia significativo il peso dell’Italia a livello di politica internazionale.

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