Uno e trino. Si potrebbe riassumere così la vicenda di Marco Lupo, uomo di fiducia di Stefania Prestigiacomo, che fino ai primi di febbraio fa risultava destinatario di tre incarichi pubblici importanti, uno in Regione Lazio e due alla Regione Sicilia. Da ottobre, infatti, è il nuovo direttore generale dell’Arpa Lazio (retribuzione annua di oltre 133mila euro lordi), a novembre è stato nominato “Soggetto Attuatore per le procedure relative alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico della Regione Sicilia”, (circa 95mila euro lordi annui lo stipendio previsto) ed infine a metà gennaio, sempre dal presidente Rosario Crocetta, gli è stato conferito l’incarico di dirigente generale del dipartimento Ambiente (compenso previsto 152mila euro lordi all’anno). Tre poltrone per uno che potevano costare alle casse delle due Regioni poco meno di 400mila euro annui. Ma da una parte la Regione Lazio non ha dato il nulla osta per “liberare” il dirigente, dall’altra lo stesso Lupo ha rinunciato all’ultimo incarico. Documenti firmati e protocollati, questi ultimi, tra il 5 e il 10 febbraio.

In un primo momento non era chiaro se Lupo svolgesse effettivamente tutti e tre gli incarichi. Dall’Arpa Lazio avevano fatto sapere a ilfattoquotidiano.it che fino all’inizio di febbraio Lupo non aveva ancora accettato le due nomine a firma del governatore Crocetta ma dalla Regione Sicilia non arrivavano conferme o smentite. C’erano però i documenti ufficiali delle due Regioni che attestavano, nero su bianco, le tre nomine che parevano incompatibili tanto da spingere il consigliere regionale del Lazio Fabrizio Santori (gruppo misto) a presentare un’interrogazione in merito alla vicenda, anche perché, nell’ultima riunione alla commissione Ambiente di cui è membro, nessuno aveva confermato che Lupo non aveva accettato anche gli incarichi in Regione Sicilia. “Per quanto riguarda la designazione di Lupo a direttore dell’Arpa – spiegava Santori – c’è una palese violazione del bando. L’avviso pubblico in merito alle procedure e ai requisiti di nomina approvato dalla stessa giunta dice testualmente che il direttore nominato deve svolgere in maniera esclusiva l’incarico che risulta incompatibile con lo svolgimento di qualunque altro incarico professionale, senza dimenticare che il ruolo stesso richiede un impegno totalizzante e costante visti i delicati compiti rientranti tra le funzioni attribuite all’Arpa. Mi sembra abbastanza chiaro che Lupo secondo le norme vigenti non può svolgere i tre incarichi contemporaneamente”.

Sulla questione era stato anche presentato un ricorso al Tar dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle del Lazio. Questo perché lo statuto regionale prevede che la nomina di Lupo debba essere approvata dalla commissione consiliare ma la Regione Lazio ha saltato a piè pari tale passaggio. “Zingaretti ha giustificato questa mancanza – spiega Devid Porrello, consigliere regionale del Lazio M5S – appellandosi sostanzialmente all’urgenza di tale nomina alla direzione dell’Arpa. Ma premesso che non esiste nessuna norma che prevede una ‘decretazione d’urgenza’ del presidente della Giunta regionale e che, qualora esistesse, tale norma dovrebbe avere natura statutaria, la motivazione addotta dal presidente Zingaretti, che giustifica la violazione di legge con motivi d’urgenza, viene a confutarsi da sola visto che era stato nominato un commissario provvisorio proprio per gestire l’ente fino all’avvenuta nomina del direttore”.

Aggiornato da Redazione web il 19 febbraio 2015

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