Dopo Girlfriend in a coma, sul declino dell’Italia berlusconiana, il duo Annalisa Piras – Bill Emmott torna a colpire con il docu-film The Great European Disaster Movie, Il Film del Grande disastro europeo. Le scene iniziali si aprono in un futuro prossimo venturo (la data non è chiarita, potrebbe essere tra 5 ann o tra 10), dove l’Unione Europea è stata smantellata, caduta sotto le spinte centrifughe dei movimenti indipendentisti e dei nazionalismi. Il continente è in fiamme, divorato dalla crisi economica e politica, da nuove guerre e da rivolte.

La tesi è forte e farà discutere. Perché a differenza della tradizionale equidistanza e neutralità del giornalismo anglosassone, Piras (ex corrispondente dell’Espresso e poi presidente della London Foreign Press Association) e Emmott (ex direttore dell’Economist, ora a capo della London Library) danno una lettura molto pro Europa: senza l’unione si torna indietro di 100 anni, assillati da fame e povertà, i popoli riprendono le armi e il continente ripiomba nel caos. Un punto di vista assolutamente di parte, rivendicato come scelta dagli autori, che ha già suscitato dibattito la sera della presentazione in anteprima, al Frontline Club di Londra, il circolo dei corrispondenti di guerra, del giornalismo duro e puro e sinonimo di libertà di stampa. Luogo simbolico, anche perché per il momento il film, che doveva essere mandato in onda dalla Bbc l’8 febbraio, è stato bloccato. Nessuna dichiarazione ufficiale e nessuna prossima data. Ufficiosamente si dice che siamo troppo vicini alle elezioni di maggio. Ma il periodo di garanzia in Gran Bretagna è di 4 settimane. Il sospetto è che in una nazione terrorizzata dall’ascesa di Nigel Farage e degli euroscettici, un filmato così pro Ue non sia molto gradito. Se non si può ancora parlare di censura, il blocco è una decisione perlomeno curiosa, dato che Bbc è tra i finanziatori del progetto, durato 24 mesi. The Great European Disaster è una produzione indipendente di Springshot Productions, la società che ha realizzato Girlfriend in a Coma, ma è co-prodotto anche da Arte e altri 6 broadcasters europei, tra cui Bbc Storyville. In Italia dovrebbe essere trasmesso da Sky, ma non c’è ancora una data definitiva.

Bella l’idea narrativa: siamo su un aereo di linea in mezzo a una turbolenza. L’aereo cerca di atterrare in varie capitali europee, ma ogni volta il comandante annuncia che la destinazione non è raggiungibile perché a terra c’è un problema, quindi l’aereo rimane a ballare per aria, con i passeggeri sempre più nel panico. La turbolenza diventa sempre più forte (chiara la metafora dei giorni in cui viviamo) e non si svela come andrà a finire, se cioè l’aereo riuscirà ad atterrare o si schianterà miseramente al suolo. I protagonisti sono un passeggero di una certa età (l’attore britannico Angus Deayton) e una bambina: lui cerca di spiegare a lei cosa era l’Unione Europea e cosa era il sogno iniziale.

Come mai le cose sono andate così male? Perché siamo arrivati a questo punto? Girato in Gran Bretagna, Svezia, Germania, Spagna e Croazia, attraverso le parole di esperti economici e politici (da Martin Wolf a Geert Mack, da Peter Mandelson all’ex premier spagnolo Felipe Gonzales e molti altri), mischiando storie personali con immagine di repertorio, il film documenta la crescita dei nazionalismi, i sette anni di crisi economica, la insoddisfazione crescente verso la struttura politica democratica e cerca di dare delle risposte e di raccontare dove si è infranto l’ideale dei padri fondatori della Ue, di un continente florido e finalmente in pace.

il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2015

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