“Ho visto tanti casi di plagio in vita mia ma questo raggiunge il primato”, si sfoga il professor Nando dalla Chiesa in difesa dei ricercatori di Cross, l’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano di cui è direttore, “vittime di uno spiacevolissimo clamoroso incidente di dilettantismo sommato al plagio che va bloccato all’origine”. Non usa mezzi termini il presidente onorario di Libera: dopo gli arresti dell’operazione Aemilia del 28 gennaio, Repubblica ha pubblicato on line un’inchiesta di Michele Di Salvo, esperto in comunicazione, che presenta però ampie congruenze col rapporto trimestrale sulla mafia al nord presentato a maggio 2014 da Cross in Commissione parlamentare antimafia. “Non ho copiato nulla, probabilmente abbiamo usato entrambi la stessa fonte che per riservatezza non rivelerò”, ribatte Di Salvo (i testi a confronto, con le parti che si sovrappongono evidenziate, sono pubblicati in fondo all’articolo).

Una studio analitico della presenza mafiosa suddiviso per regione e dei meccanismi d’infiltrazione criminale che hanno portato il nord Italia ad assomigliare per numero di cosche, arresti e azioni criminose al meridione: ecco come si presenta l’articolo di Di Salvo. “Questa è la parte integrale della mia inchiesta” scrive sui social network in cui si presenta come “Blogger, writer, editorialista. Mi occupo di strategia della comunicazione. Mi piace leggere, cinema, teatro e vino rosso”. Intitolata ‘Così la mafia conquista il nord Italia’, in poche ore dalla pubblicazione ha più di 4mila condivisioni. Anche i giovani ricercatori di Cross, incuriositi, cliccano sul link: “C’è crollato il mondo addosso nel vedere il frutto di mesi di nostro lavoro estrapolato e spacciato per inchiesta altrui senza citare la fonte – spiega Federica Cabras, ricercatrice di Cross, l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata nato in Università a dicembre 2013 – è il primo di altre tre relazioni trimestrali commissionateci dalla presidenza della Commissione parlamentare antimafia”. Una retribuzione di 500 euro al mese: questa la condizione contrattuale dei giovani ricercatori. “Passiamo notti intere a studiare mandandoci messaggi su whatsapp per tenerci svegli e darci i turni per dormire e rileggere, sacrificando la nostra vita sociale e sobbarcandoci dei costi per fotocopie, trasferte e l’acquisto dei libri necessari”, racconta Ilaria Mieli, 26 anni, ricercatrice e collaboratrice universitaria per il corso di Sociologia della Criminalità Organizzata.

Dal canto suo Michele Di Salvo rispedisce le accuse al mittente: “E’ deludente notare che ci siano gelosie, che si voglia un primato nell’informazione, e mi spiace constatare che spesso l’antimafia è una nicchia. Francamente sentirmi dire che avrei saccheggiato il lavoro di volontari è proprio non averci capito una cippa! State sereni, che di queste cose – tranne un prossimo pezzo su cui sto lavorando – non scrivo più e vi lascio tranquillamente il vostro orticello privato”. Controbatte Nando dalla Chiesa, mostrando le somiglianze fra la relazione di Cross presentata a maggio e l’articolo di Di Salvo pubblicato a febbraio, dieci mesi dopo: “Abbiamo bisogno di tutto, nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso, salvo che di dilettanti. Qui oltre al dilettantismo c’è l’aggiunta del plagio. E’ stata presentata come inchiesta esclusiva la copiatura di un documento ufficiale”. E se per avere risposta a qualsiasi domanda basta un clic, anche fra il venire in possesso delle informazioni desiderate all’utilizzo della funzione ‘copia e incolla’ il passo può essere breve. Ma esattamente come è facile cadere nella tentazione di far proprio materiale altrui senza citare l’autore, è altrettanto semplice accorgersi che in rete circola un lavoro uguale al tuo ma con la firma di un altro.

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