Bruxelles, Alexis Tsipras incontra Jean-Claude Juncker in commissione UEDopo la vittoria di Syriza in Grecia, la cupola che comanda in Europa si è trovata un po’ spaesata. Così le prime reazioni sono state improntate al paternalismo o al tentativo di assorbire la novità: siamo tutti Tsipras. Dopo i primi giorni e preso atto che Tsipras faceva sul serio contro l’austerità – come conferma anche l’accordo con Anel, forza nazionalista antiausterity – il registro di attacco al nuovo governo greco è diventato molto più chiaro. La tesi che viene propagandata a piene mani è riassumibile così: se si desse retta a Tsipras e si tagliasse il debito greco, questo taglio verrebbe pagato dagli altri popoli europei. In questo modo da Junker a Salvini il mantra è uno solo: quella di Syriza non è una proposta di uscita dalle politiche di austerità ma un incredibile atto di egoismo del popolo greco che vuole continuare a vivere alle spalle degli altri popoli europei.

Il tentativo è cioè quello di deformare quella che è una proposta contro l’austerità e il neoliberismo, quella che è una proposta contro la speculazione finanziaria, in una proposta nazionalistica della Grecia contro tutti gli altri. Si tratta di una lettura falsa e fuorviante, che vuol cancellare il senso profondo della proposta di Syriza, che contro questa Europa dei banchieri e contro il nazionalismo razzista dei Salvini e delle Le Pen, propone una terza via basata sull’uscita dall’austerità di tutti i popoli europei e propone di mettere la museruola alla speculazione facendo diventare le legittime istituzioni europee e nazionali sovrane della moneta.

Non mi voglio dilungare sul fatto che i prestiti che l’Europa ha dato alla Grecia non sono finiti al popolo greco ma sono serviti a pagare interessi da usura alle banche tedesche, francesi, etc. etc.

È cosa nota. Voglio motivare perché la proposta greca non è contro gli altri popoli europei ma al contrario è una proposta che tutti i popoli europei devono adottare al fine di uscire da questa dittatura degli speculatori.

È infatti del tutto evidente che sarebbe sufficiente che la BCE – oppure una apposita istituzione europea garantita dalla BCE – acquisti metà del debito pubblico greco e degli altri paesi europei per determinare il dimezzamento nei fatti dei debiti sovrani senza che nessuno debba pagare nemmeno un soldo. La forma può essere quella delle obbligazioni perpetue o un’altra ma il punto è chiarissimo: è sufficiente che la BCE svolga la funzione di banca centrale come fanno tutte le altre banche centrali del mondo – come in modo fortemente distorto succede con il Quantitative Easing appena deliberato – per risolvere il problema.

Chiunque abbia letto anche solo un manuale di economia per le scuole superiori sa che è così e solo la pervicace volontà di sostenere gli speculatori e i poteri forti permette alla cupola che dirige Bruxelles di sostenere l’opposto, negando il bisogno di un cambiamento che potrebbe avviare l’inizio di una strategia economica per porre fine all’impoverimento continuo, e cominciare a fare i conti con le condizioni di uno sviluppo nel quale i miti neoliberisti vengano accantonati.
Come l’arricchimento delle classi egemoni è intervenuto senza alcuna mediazione produttiva, e cioè artificialmente attraverso la speculazione finanziaria, così gli oneri sociali corrispondenti possono ora essere bilanciati, altrettanto artificialmente, con l’intervento della Banca Centrale Europea.
Gli esempi non mancano e infatti il governo greco propone di dar vita ad una conferenza europea sul debito in modo da mettere in campo tutte le scelte politiche ed economiche necessarie per determinare questo passaggio positivo.

Il punto fondamentale di scontro politico oggi in Europa riguarda proprio questo: si continua a far strozzare gli Stati dagli usurai – in modo da obbligarli a distruggere il welfare – oppure la si smette di regalare soldi agli speculatori e si esce dall’austerità?

Non deve stupire da questo punto di vista la posizione espressa dal Presidente Obama a favore dell’uscita dall’austerità e favorevole alla riduzione concordata del debito greco. Negli Usa, in questi anni la Federal Reserve ha acquistato a tasso di interesse zero (zero, avete letto bene) 4500 miliardi di dollari di titoli di Stato.

Così come non può non saltare agli occhi che oggi i titoli greci – su cui si stanno accanendo gli speculatori che cercano di far saltare per aria il governo Tsipras prima che possa realizzare i suoi propositi – pagano interessi di oltre il 10% mentre il tasso di interesse a cui la Banca Centrale Europea presta i soldi alle banche private è dello 0,05%. Per quale ragione le banche private devono avere il denaro in prestito a gratis e uno Stato sovrano per avere denaro in prestito deve farsi salassare dagli usurai? Non vi è alcuna ragione tecnica per cui questo avvenga, vi è solo una criminale scelta politica voluta dal governo tedesco e accettata da tutti i servi che fino a ieri presiedevano i governi in Europa. Fino a ieri appunto, perché oggi la proposta di Tsipras in quanto presidente del consiglio della Grecia è destinata a far cadere questo castello di carte ponendo un quesito semplicissimo: se è possibile uscire dall’austerità senza che i popoli debbano pagare nulla ma semplicemente impedendo che gli speculatori continuino a intascarsi i soldi delle nostre tasse, perché non lo si fa?

Questa è la domanda che pone Tsipras e attorno a questa domanda occorre oggi costruire l’alternativa alle politiche di austerità di cui Renzi è un fedele esecutore.

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