Troppi tagli da parte dello Stato centrale, difficoltà a garantire i servizi essenziali per i cittadini e il Comune di Isola Rizza, 3300 anime in provincia di Verona, ha deciso di chiudere. Per tre giorni, in segno di protesta, le porte del municipio saranno off limits per il pubblico. I primi due giorni sono passati, martedì 20 e 27 gennaio, mentre l’ultima serrata è prevista per il 3 febbraio. Anima della rivolta il sindaco della Lega Elisa De Berti che vuole fare capire come la misura sia ormai colma.

“In tre anni – spiega a ilfattoquotidiano.it il primo cittadino, che di professione fa l’avvocato – le tasse sugli immobili calcolate per ciascuno dei 3300 residenti di Isola Rizza sono passate da 250 a 750 euro. In totale parliamo di un milione e 700mila euro di cui un milione è rimasto nelle casse comunali, mentre 700mila euro sono andati allo Stato. Che, di contro, nel 2014 ha trasferito soltanto 36mila euro al Comune di Isola Rizza”. Un taglio drastico e drammatico rispetto ai 420mila euro arrivati nel 2013. “Con queste decurtazioni – prosegue il sindaco – e con i vincoli imposti dal patto di stabilità non riusciamo più a fare nulla. Per farle un esempio, qualche giorno fa un forte temporale ha fatto piegare una pianta in un parco giochi comunale. La pianta andrebbe tagliata, per evitare rischi alla salute dei bambini e degli adulti che frequentano l’area, ma non ho le risorse per affrontare questo problema. E io, sindaco, rispondo in prima persona se succede qualcosa”.

Insomma, visto che le cose per i comuni continuano a peggiorare, ecco l’idea della protesta che vuole portare alla luce un problema enorme per chi amministra e non nasconde l’intenzione di raccogliere il consenso dei cittadini. “Abbiamo deliberato in consiglio comunale – spiega il sindaco – un documento in cui si stabilisce che durante i giorni di protesta fuori dalla sede municipale sarà allestito un gazebo in cui io informerò i miei cittadini delle ragioni della chiusura e li inviterò ad unirsi in questa battaglia“. Elisa De Berti confessa che fare il sindaco per lei è diventato frustrante e angosciante: “I cittadini ci vedono come sanguisughe, pronti a spremerli e ormai faccio fatica a far fronte alle proteste. Spiego loro che se lo Stato taglia i fondi verso i comuni, questi per mantenere un livello minimo di servizi, quelli essenziali, devono aumentare le tasse. Non abbiamo via di scampo. Senza dimenticare che dobbiamo far fronte anche ai buchi lasciati da chi non paga. E sono sempre di più. Ma io sono stata eletta per amministrare – aggiunge il primo cittadino – fare qualcosa per i miei cittadini non per passare come un freddo esattore delle tasse”.

Il sindaco di Isola Rizza questa situazione di difficoltà dei comuni la denuncia da tempo. L’anno scorso è riuscita a far sottoscrivere un documento di protesta contro il governo centrale da 50 dei  98 sindaci della provincia veronese. “Quando tutti  i sottoscrittori avranno approvato le carte nei loro consigli comunali, le metteremo in una scatola e la manderemo a Renzi“, dice Elisa De Berti. Che, tornando alla chiusura del comune per protesta, non vuole passare per irresponsabile: “Garantiremo i servizi d’urgenza, ma non quelli ordinari”, dice. Intanto i primi due giorni di serrata, martedì 20 e 27, hanno raccolto un centinaio di persone in totale. Poche, tante? “Abbiamo smosso qualcosa nella coscienza dei cittadini – dice il sindaco – e sono state molte le manifestazioni di sostegno. In tanti mi fermano per strada, ora, e mi dicono di non mollare”. Non la guardano più solo come l’esattore delle tasse per lo Stato.

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