Ho paura che questa volta la volpe Berlusconi abbia trovato una volpe persino più furba di lui, alludo a Renzi, ovviamente.

Renzi è uno stratega fenomenale. Col patto del Nazareno ha architettato un piano diabolico per conquistare in un baleno i massimi gradini del potere, un piano che poteva riuscirgli solo alleandosi col suo avversario più forte. Una mossa che però altri maggiorenti del suo partito avevano già tentato prima di lui, riuscendo solo nella catastrofica impresa di “resuscitare” un Berlusconi più volte già dato per finito. Lui invece ha trionfato perché è non solo abilissimo, ma anche estremamente fortunato. Alcuni fattori, come per esempio la condanna di Berlusconi e il semestre italiano in Europa, non sono merito suo, ma sono capitati nel momento migliore per lui, e lui ha colto al volo anche quelle occasioni.

Nessuno avrebbe pensato alla possibilità di formare un governo con dentro, in posizione subordinata, nientemeno che Alfano, Lupi e altri, conoscendo la loro inossidabile fedeltà al capo Berlusconi. Invece lui non solo ci ha pensato ma ci è anche riuscito benissimo. Quali argomenti abbia usato per convincere quegli autentici “lupi di mare” a “pugnalare alla schiena” Berlusconi, lo sanno solo loro, noi sappiamo che ci è riuscito, e ha ottenuto tre piccioni con una fava: 1) è saltato a pie’ pari sul gradino più alto del potere esecutivo in Italia (mantenendosi anche alla guida del partito più forte); 2) ha resuscitato Berlusconi, il suo principale avversario politico, ma lo tiene in gabbia, ottenendo da lui una opposizione che, al confronto con quelle tradizionali cui ci aveva abituato il “cavaliere”, sono un semplice esercizio per praticanti;  3) tiene i suoi alleati di governo (ex berlusconiani) appesi al gancio, impossibilitati, in caso di rivolta, a fare alcunché che non sia lo “spararsi sui piedi”.

Renzi tuttavia, in fatto di “pugnalate alla schiena”, ha dimostrato a tutti (con lo sgambetto a Letta) che in fatto di cinismo lui non è inferiore a nessuno. Da perfetto stratega lui riesce sempre a modulare la sua strategia in modo da anticipare le mosse degli altri, sia gli alleati che gli avversari. Ed ha la stessa abilità di Berlusconi a far credere che è nel bene della nazione.

Il suo capolavoro lo ha fatto quando, appena due anni fa, ha perso le primarie del suo partito contro Bersani e se ne è tornato tranquillo a Firenze a fare il sindaco, senza fare polemiche e assicurando completa collaborazione. Con quella mossa è riuscito a far credere a tutti di essere un alleato, o un avversario, a seconda dei casi, pienamente affidabile.

Dopo che ha ottenuto l’alleanza con Berlusconi (casualmente venutosi a trovare nel suo maggior periodo di debolezza per le note vicende giudiziarie) ha gestito sempre il suo vantaggio con grande padronanza, smisurato pragmatismo, e persino conclamato cinismo.

Adesso, con l’elezione di Mattarella al Quirinale, si è ripetuto di nuovo. Non penso proprio che avesse avuto in mente quel nome fin dall’inizio. Se non ci fosse stata quella forte “fronda” nel suo stesso partito molto probabilmente avrebbe accontentato Berlusconi sostenendo l’elezione di un mite uomo di centro-destra. Visto come andavano le cose, di fronte al rischio di fare la fine di Bersani e trovarsi anche lui con un partito spaccato, ha immediatamente cambiato strategia puntando su un uomo di sinistra moderata ormai uscito dal giro dei “papabili” per i gradini più alti del potere, e ha spiazzato tutti ancora una volta.

E’ vero che, sulla carta, adesso è Renzi ad apparire un poco indebolito (Berlusconi è furioso, Mattarella non ha mai fatto il cameriere a nessuno), ma con l’abilità strategica che ha fin qui dimostrato occorre pensare che volgerà a suo vantaggio anche le prossime battaglie.

Che poi vadano a vantaggio degli italiani, come sostiene lui, è tutto da dimostrare, e al momento sembrerebbe proprio il contrario, ma con la sua superiorità strategica, e il suo cinismo, ha già dimostrato di saper gestire anche le situazioni più ingarbugliate, uscendone vincitore.

La fortuna però ad un certo punto gira, e senza quella anche le migliori intelligenze non vanno lontano.

Dallas, Texas

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