Non ha amato le minigonne e nemmeno la star Madonna quando arrivò in Italia per il secondo tour mondiale ma l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Sergio Mattarella, ha il merito di aver sdoganato il superamento del maestro unico, di essere stato tra i promotori dell’innalzamento dell’obbligo scolastico e da giudice della Corte Costituzionale ha contribuito in maniera decisiva a rinviare alla Corte di Giustizia Europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana rispetto alla direttiva comunitaria riguardo la reiterazione dei contratti a termine.

Che idea ha della scuola il nuovo presidente della Repubblica?

Non è la prima volta che al Quirinale sale un ex inquilino di viale Trastevere: prima di Mattarella, toccò a Oscar Luigi Scalfaro nel 1992 e molti anni prima ad Antonio Segni, ministro dell’istruzione nel 1951. Qualche idea in più di Giorgio Napolitano dovrebbe averla.

Il nuovo capo dello Stato venne nominato a capo del dicastero oggi ricoperto da Stefania Giannini, nel 1989, con la formazione del governo Andreotti VI.

Durante l’anno da ministro, si trovò a gestire la prima Conferenza nazionale sulla Scuola (voluta dal Parlamento) in cui si discuteva di rinnovamento e riforme e si affrontava il tema dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.

Sotto la guida del suo ministero, fu approvata la più importante riforma della scuola elementare (Legge 148/1990), col superamento della figura del docente unico. Un’autentica rivoluzione che ancora oggi ha i suoi benefici sul modello d’istruzione italiano.

Mattarella si è occupato del riordino dei programmi del biennio delle superiori: che peso dare agli autori nello studio della letteratura italiana, per esempio, o come suddividere lo studio della storia antica e di quella contemporanea. Con lui ministro fu approvata anche la legge 162 (poi Dpr 309/90, la legge antidroga), che affida alla scuola il compito di coordinare le attività di educazione alla salute nelle scuole di ogni ordine e grado. Si affrontarono anche le emergenze su droga e su Aids, della dispersione scolastica, dell’immigrazione, dell’inquinamento. Ha legato il suo nome al maxiconcorso a cattedre per la scuola secondaria (marzo ’90).

Da ricordare che da ministro della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella dovette affrontare una “scottante” questione, sollevata dalla deputata radicale Ilona Staller: la minigonna in classe. “A scuola l’esuberanza dei ragazzi va contenuta”, disse il neoeletto Presidente della Repubblica. E così nel luglio del 1990 quando gli fu chiesto cosa ne pensasse dei concerti che da lì a poco Madonna avrebbe tenuto a Roma (il 10 luglio) e a Torino (il 13 luglio) secondo quanto scrissero allora i quotidiani “La Stampa” e “La Repubblica” Mattarella si disse d’accordo con la Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, secondo cui lo spettacolo aveva scarso contenuto artistico ed era molto volgare nel mescolare sacro e profano.

Ma erano altri tempi. Oggi chissà se il neo presidente della Repubblica la pensa ancora così.

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