Quelle intercettate dai Carabinieri nell’ambito della maxi-inchiesta sulla ’ndrangheta in Emilia riguardano Roberto Turrà, ora in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. In una delle due intercettazioni ambientali, registrate in Emilia, Turrà parla con un’altra persona, estranea all’associazione criminale smantellata dalla Dda di Bologna. E stando al tono della conversazione sembra intimargli di tenersi certe cose per sé: “Ricordati sempre che quando esci con lo Tsunami (dice riferendosi probabilmente a se stesso, ndr) quello che vedi… ma neanche con tuo fratello…” Poi, forse per manifestare il suo potere, alla fine della conversazione spara cinque colpi di pistola in aria. Nell’altro frammento Turrà è al telefono con Luigi Caccia, un piccolo imprenditore vittima di estorsioni anche da parte di altri personaggi del sodalizio criminale che aveva il suo centro a Reggio Emilia. Si parla di un rullo compressore che Turrà vuole portare via a Caccia, colpevole di non avergli dato del denaro: “Ascolta cornuto, sto venendo a casa da te, pezzo di merda e infame”. Il tono si fa ancora più minaccioso: “Adesso andiamo e mi piglio il rullo”. “Come fai a ragionare così”, prova a ribattere Caccia. “Stai zitto bastardo”, lo zittisce Turrà. “Tu e tutta la razza tua siete una massa di cornuti, hai capito? Oggi ti faccio passare i piedi a Cristo”, conclude Turrà, che in una occasione, stando alle indagini dei carabinieri, avrebbe anche picchiato Caccia

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