Con un supercanguro che viola, di fatto, i princìpi del procedimento legislativo, Renzi è riuscito, anche con i voti di Berlusconi, ad approvare la legge elettorale. Diciamolo pure: leggi elettorali perfette non ne esistono, non ne esisteranno mai, perché è nella natura della democrazia rappresentativa quella di essere sempre e soltanto perfettibile: la sua perfezione sarebbe la sua fine, poiché sarebbe il passaggio a quell’ideale di democrazia diretta che è stato considerato da molti solo un’utopia.

Ciò, però, non significa che non si debba distinguere tra legge e legge, che non ci siamo sistemi elettorali migliori di altri. Il Porcellum, poi, si è spinto fino a porsi in contrasto con la Costituzione e gli stessi principi della rappresentanza: da qui i “tagli” della Corte Costituzionale, la necessità di un’altra legge da approvare il più in fretta possibile. Ed invece è passato tanto tempo, ed il risultato è stato l’Italicum, per il quale sembra lecito chiedersi se non ripresenti gli stessi vizi di incostituzionalità che già furono del suo predecessore.

Il “blocco” dei capo-lista è in palese contrasto con quanto sancito dalla Consulta, e farà sì che più di 300 parlamentari verranno nominati direttamente dalle segreterie dei partiti. E poi c’è il problema della “soglia minima” che la Corte ha richiesto per poter attribuire il premio di maggioranza. L’Italicum ridisegna il premio introducendo, apparentemente, una soglia del 40%, la quale appare seria e ragionevole. Il problema è che, nell’ipotesi in cui nessuna lista riesca ad ottenere il 40%, si prevede un secondo turno di ballottaggio tra e liste o coalizioni di liste che abbiano ottenuto al primo turno i due migliori risultati, ed all’esito del quale alla lista vincitrice viene attribuito il premio. La corsa al ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto il miglior risultato elude quindi, di fatto, proprio la “soglia minima”: un paio di voti in più, infatti, e si potrebbe ottenere il premio di maggioranza. La “clausola di salvaguardia”, poi, sposterà l’entrata in vigore della legge al luglio 2016, con la conseguenza che, prima di quella data, la Consulta non avrà alcun modo per potersi pronunciare sull’eventuale incostituzionalità della legge.

A questo siamo arrivati: un parlamento incostituzionale approva una legge incostituzionale e, per evitare nuovamente la consulta, sposta in ogni caso la sua entrata in vigore in avanti di un anno e mezzo. Siamo davvero ancora una repubblica democratica? Perché nessuno si fa davvero questa domanda? Forse per non dover ammettere che viviamo, ormai, sotto una dittatura legalizzata attraverso un accordo tra Destra-Sinistra o tra quelle forze che, almeno una volta, si chiamavano così?

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