Il Senato ha approvato la legge elettorale, che torna ora alla Camera. I sì sono stati 184, i no 66 e 2 gli astenuti. Diversi senatori, sia nel Pd, sia in Forza Italia, avevano annunciato la non partecipazione al voto. Rispetto alle forze politiche che hanno stretto il Patto del Nazareno (Pd e Forza Italia) è mancata la presenza di 36 senatori: 24 democratici e 12 berlusconiani. “E due – commenta il presidente del Consiglio Matteo Renzi – Legge elettorale approvata anche al Senato. Il coraggio paga, le riforme vanno avanti”. 

Commenta su Twitter anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: “Sembrava impossibile qualche mese fa, eppure la legge elettorale è ok anche al Senato. È proprio #lavoltabuona”.

I senatori democratici che non hanno votato sono Felice Casson, Vannino Chiti, Paolo Corsini, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Marco Filippi, Federico Fornaro, Maria Grazia Gatti, Miguel Gotor, Maria Cecilia Guerra, Paolo Guerrieri, Silvio Lai, Sergio Lo Giudice, Doris Lo Moro, Patrizia Manassero, Claudio Micheloni, Maurizio Migliavacca, Corradino Mineo, Massimo Mucchetti, Carlo Pegorer, Lucrezia Ricchiuti, Roberto Ruta, Lodovico Sonego, Walter Tocci. Tre invece erano assenti giustificati (Massimo Caleo, Rosa Maria Di Giorgi e Gian Carlo Sangalli). Si sono astenuti (e in Senato equivale a un voto contrario) due senatori del Psi eletti nelle liste del Pd e ora nel gruppo per le Autonomie, Enrico Buemi e Fausto Longo (eletto in America Meridionale). Non hanno partecipato al voto anche 4 senatori di Ncd: Antonio Azzollini, Paolo Bonaiuti, Luigi Compagna e Carlo Giovanardi. Questa volta Forza Italia non è stata determinante, come invece lo era stata sull’emendamento Esposito. Per tre voti la maggioranza sarebbe stata autosufficiente nonostante il non voto dei senatori di Pd e Ncd e l’astensione di quelli del Psi.

Prima del voto si erano registrate vivaci contestazioni delle opposizioni, specie da parte del Movimento Cinque Stelle, alla presidenza del Senato. L’oggetto delle critiche alla presidente Valeria Fedeli era il coordinamento formale al testo dell’Italicum. L’aula è stata sospesa per 10 minuti per risolvere la querelle. Durante le proteste da parte delle opposizioni c’è stato chi come il senatore Maurizio Buccarella mima il segno di chi si lava le mani rivolgendosi alla presidenza e chi urla “è tutto uno schifo!”. Contestazioni arrivano anche dal gruppo Sel tramite la senatrice Loredana De Petris che ha rivendicato il diritto di intervenire: “Non è che ogni volta – dice prendendo infine la parola – devo andare in infermeria perché siete tutti cecati…. Non posso sentirmi male ogni volta”. L’obiezione è che il coordinamento introducesse modifiche sostanziali al testo, compresa quello di modificare un articolo del Testo Unico sulle leggi elettorali (il 68) che non era stato a sua volta cambiato dall’Italicum. Questo nuovo coordinamento è stato messo ai voti ed approvato dall’Assemblea. “Pensavo che parlassimo tra persone per bene” ha detto tra l’altro Roberto Calderoli, che ha affermato che il coordinamento formale fosse in realtà “un maxi emendamento”.

Per la presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama Anna Finocchiaro è “la miglior sintesi possibile che potevamo raggiungere in questo ramo del Parlamento, con questi equilibri politici. Tutto è migliorabile, ma tutti allo stesso modo sappiamo che la riforma della legge elettorale si fa cercando il massimo consenso possibile tra le diverse forze rappresentative in Parlamento e non può rispondere ai desiderata di un solo partito”.

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