Per commemorare il Giorno della Memoria mi sono scaricata su Apple tv il film Hannah Arendt, peccato che in Italia abbia avuto solo due giorni di programmazione.

La teoria della banalità del male è nota a tutti, nella parte finale della sua arringa agli studenti, Hannah ha parlato di una non-resistenza degli ebrei, di una quasi tacita complicità dei leader ebrei con i nazi (nel processo a Eichmann che pure mi sono andata a googlare si parla proprio di una comunità ebraica ungherese molto potente e influente).

Con “Il sacrificio di Eva Izsak” (per Chiarelettere), siamo in piena occupazione nazista dell’Ungheria. Eva si nasconde con un nugolo di “amici”, tutti ebrei, comunisti, fanatici di ideologia, guidati dal giovane e carismatico Lakatos. La paura di essere scoperti e il branco di militanti si trasforma in plotone di carnefici. Alla base del suicidio/omicidio o femminicidio (in qualunque modo lo si voglia chiamare), ci fu una non cooperazione tra i capi del partito marxista (Lakatosh era uno di loro). Lui nel condannare Eva ha agito in nome del Partito, in verità ha agito solo di testa sua. Se solo Eva avesse chiesto di essere giudicata da un altro “tribunale”…Al processo di Eva è poi seguita la sua condanna a morte. Eva ha obbedito. Si doveva obbedire e basta. Non si accettavano dissensi. Lakatos ha agito nel nome del partito marxista, Eichmann ha agito in nome del partito nazista.

Su piani diversi Eichmann e Lakatos sono due boia. Con la differenza che Eichmman ha spedito nei campi di concentramento milioni di ebrei, Lakatos ha condannato a morte solo Eva. Una ragazza di appena 19 anni. Ma come dicono le Sacre Scritture: chi ammazza una sola vita, ammazza l’intero genere umano. Nessuno dei due, di fatto, si è veramente macchiato del sangue innocente. Non sono stati gli esecutori materiali, ma le responsabilità sono le stesse. Almeno Eichmann un processo l’ha subito. L’unico tenuto in terra d’Israele. Eichmann, con quella sua faccia insignificante da burocrate (“Mi sento come una bistecca sulla griglia…Ho solo obbedito agli ordini. Dopo averli caricati sui treni il mio lavoro era finito. No, non mi sento responsabile della loro morte”…) fu condannato per impiccagione. Il processo (farlocco) invece lo subì Eva, l’anello debole di una catena di invasati…

Per Lakatos nessun processo. Finita la guerra si fece tre anni di lager per motivi di dissensi con il partito. Dopo la rivoluzione del ’56 (fallita) scappò in Inghilterra, dove lo aspettava un futuro accademico di onori e gloria alla London School of Economics. Certo, sarà solo un caso che Lakatos e Eichmann si assomiglino come due gocce d’acqua. Se si mettono le due fotografie a confronto (googlare per credere) la fisiognomica ci da una mano: stessa fronte alta, stessa stempiatura, stessa montatura spessa di occhiali. Ma la cosa che colpisce di più è lo sguardo sprezzante verso tutti. Anche Lakatos, erede designato di Popper, come Eichmann non si è mai pentito. Non si è mai sentito veramente responsabile della morte di Eva. Anzi con i compagni d’intelletto rievocava l’episodio quasi con fierezza.

Ma se Eichemann aveva poche possibilità di scelta, se rifiutava lo fucilavano. L’intellettuale fa della scelta una continua professione di fede.

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