Aleksandr Zakharcenko, il capo dell’ autoproclamata repubblica di Donetsk, ha annunciato oggi in un incontro gli studenti dell’università di Donetsk che sarà approvata una legge sulla pena di morte. Lo riferiscono i media russi. L’unico Paese europeo in cui è in vigore la pena capitale è la Bielorussia, mentre in Russia è in vigore una moratoria. Lo stesso Zakharcenko ha spiegato che non intende più cercare di trovare un compromesso con Kiev per un cessate il fuoco nel sud-est ucraino. “Da parte nostra non ci saranno più tentativi di parlare di tregua”, ha detto il leader separatista all’indomani della conquista dell’aeroporto di Donetsk da parte dei ribelli, aggiungendo che i suoi uomini intendono “andare avanti” nell’offensiva “fino ai confini della regione di Donetsk”. Ma ha anche avvertito che se ci sarà “una minaccia anche da altre parti” sarà “liquidata”. “Kiev – ha proseguito – adesso non si rende conto che siamo in grado di attaccare contemporaneamente su tre direzioni”.

Nell’est del Paese è in corso un’escalation dei combattimenti che il presidente russo Vladimir Putin ha attribuito agli “ordini criminali” del governo di Kiev. L’Ucraina, ha affermato Putin parlando con ufficiali di alto rango, non ha risposto alla proposta da lui fatta in una lettera all’omologo ucraino Petro Poroshenko di ritirare le armi pesanti oltre la linea di demarcazione, in un tentativo di promuovere l’applicazione di un cessate il fuoco.

Giovedì nella città roccaforte dei separatisti una fermata dell’autobus era stata centrata da alcuni colpi di mortaio che hanno ucciso almeno 13 civili, ferendone una ventina. Sull’accaduto si era subito scatenato il fuoco delle accuse reciproche tra Kiev e Mosca. I ribelli facevano sapere di aver catturato un gruppo di sabotatori sospettati dell’accaduto, mentre il ministero della Difesa ucraino sosteneva che la fermata del bus, che dista circa 15 km dalle postazioni ucraine, era stata bombardata dalle aree della città controllate dai separatisti. Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, arrivava a chiedere un’indagine con l’Osce, definendo il bombrdamento “un reato contro l’umanità” e una “provocazione volta a minare gli sforzi per ottenere una soluzione pacifica della crisi ucraina, in particolare il progresso delineatosi dopo l’incontro in formato Normandia a livello di ministri degli Esteri” a Berlino.

Secondo l’ultimo bilancio dell’Onu reso noto oggi a Ginevra, più di 5.000 persone sono state uccise in Ucraina dall’inizio del conflitto, a metà aprile 2014. L’intensificarsi delle ostilità dal 13 gennaio scorso – ha detto il portavoce dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, Rupert Colville – ha portato il totale delle vittime nel paese a 5.086. Temiamo che la cifra reale sia molto più elevata. Inoltre – ha aggiunto – almeno 10.948 persone sono state ferite tra la metà di aprile dello scorso anno e il 21 gennaio scorso. Colville ha sottolineato che in soli nove giorni, dal 13 al 21 gennaio, almeno 262 persone sono state uccise a causa delle ostilità. E’ una media di almeno 29 uccisi al giorno e si tratta del periodo più letale dalla dichiarazione di un cessate il fuoco il 5 settembre , ha sottolineato il portavoce.

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